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Ugo Grassi, il paradosso allucinante sulla clausola anti-defezione

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Il senatore Ugo Grassi, eletto tra le fila del Movimento 5 stelle, ha ufficializzato il suo passaggio alla Lega. Proprio Matteo Salvini gli ha dato il benvenuto ufficiale; mentre il suo ex capo politico, Luigi Di Maio, l'ha invitato a dimettersi per aver tradito il mandato degli elettori. Il cambio di casacca dei parlamentari è una pratica legittima e consuetudinaria nella politica italiana, permessa dall'art. 67 della Costituzione che stabilisce la libertà dei parlamentari, e conseguentemente esclude il vincolo di mandato. Su questo argomento divisivo, il neo senatore leghista Ugo Grassi aveva espresso la sua netta posizione il 23 febbraio 2018 (alla vigilia delle elezioni) sul blogdellestelle.it, portale di comunicazione ufficiale del Movimento. Per approfondire leggi anche: Ugo Grassi, così il neo-leghista ha scaricato M5s e Di Maio: "Non mi riconosco più in voi" In un lungo articolo, Ugo Grassi si scagliava contro gli esperti in diritto costituzionale, sostenendo una tesi secondo cui una clausola anti-defezione per cambio di casacca in parlamento non sarebbe incostituzionale. Fino a un anno e mezzo fa, dunque, Ugo Grassi era uno dei massimi sostenitori di una multa di 100.000 euro, o in alternativa le dimissioni, dei parlamentari grillini che avessero deciso di cambiare partito. In particolare, Grassi rivendicava la legittimità della clausola, poiché accordo privatistico tra il partito e i parlamentari stessi. Sorprende che proprio lui, che ha sostenuto con tanta energia la clausola anti-defezione, abbia cambiato schieramento con cotanta disinvoltura e senza versare quei 100.000 euro di multa al suo ex partito. Ma vale la pena auto-multarsi per difendere la propria coerenza?

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