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Legge elettorale, oggi il voto alla Camera

Matteo Legnani
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L'ora X è oggi. Intorno alle 9.30 la legge elettorale varata da Renzi e Berlusconi  va in aula alla Camera per affrontare le quattro pregiudiziali di costituzionalità che le sono state opposte. A tendere un agguato all'Italicum (e, sottinteso, all'intesa Renzi-Berlusconi sulle riforme) saranno i vendoliani di Sinistra ecologia e libertà, la Lega, i Popolari per l'Italia e il Movimento 5 Stelle. Proprio ieri, i grillini avevano di fatto boicottato il voto palese sul ritorno della legge in Commissione, chiesto dal presidente della commissione Affari costituzionali Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, scatenando una baraonda incredibile. Il termine per la presentazione degli emendamenti all'Italicum scadeva ieri sera alle 19, ma di fatto resterà aperto ancora per una settimana visto che i primi voti di merito sul testo potrebbero esserci non prima di martedì 11 febbraio. Uno slittamento, questo (causa sorpasso nell'ordine del giorno della Camera del decreto legge sulla terra dei fuochi), che non dispiace al segretario piddino Matteo Renzi, che punta a un raffreddamento degli animi anzitutto all'interno del proprio partito, con un fronte che ancora ieri chiedeva un rimpasto del governo Letta. Intanto, però, ci sono da superare i quattro scogli della costituzionalità. Sulla carta, l'Italicum ha i numeri per passarli agevolmente, visto che alla Camera i quattro gruppi a favore dell'incostituzionalità della legge possono contare su un totale di circa 180 voti (20 della Lega, 106 dei 5 Stelle, 37 di Sel e una ventina dei Popolari (quelli che con il ministro Mauro hanno lasciato la casa madre di Scelta civica). E anche se ognuno dei quattro gruppi dovesse votare compattamente le quattro eccezioni di costituzionalità, si troverebbe davanti a un "muro" di oltre 400 deputati pro-Italicum. Ma c'è un ma... Quello degli "scontenti" del Partito democratico, i cosiddetti franchi tiratori che potrebbero approfittare del voto segreto per affondare l'asse Renzi-Berlusconi. Nel Pd c'è tuttora grande fermento (Bindi, Cuperlo, Meloni, D'Attorre) per modificare la legge elettorale. E poi ci sono i "malpancisti" di Forza Italia, che hanno sullo stomaco la svolta pro-renzi e anti-vecchia guardia imposta dal Cavaliere al partito.

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