La lettera di Napolitano, ecco cosa scorda di dire Re Giorgio
"Golpe? No, solo fumo". Giorgio Napolitano in una breve lettera al Corriere della Sera respinge ogni accusa di complotto alle spalle del Cav per portare Monti a palazzo Chigi nel 2011. La missiva di Re Girogio è molto vaga e non chiarisce bene "i fatti" di quell'estate di tre anni fa. Napolitano parla di Mario Monti, parla delle sue abiltà da professore universitario e di uomo stimato in tutta Europa, ma non dice una parola proprio su quei colloqui che portarono poi il Loden alla guida del governo. "Nel corso del così difficile - per l'Italia e l'Europa - anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera", afferma Napolitano. La sua spiegazione su come andarono le cose in quel 2011 si esaurisce qui. In realtà il Colle dimentica di citare i fatti, quelli veri che portarono alla caduta di Belrusconi e alla salita in politica di Mario Monti. In quell'estate secondo le testimonianze di Carlo De Benedetti e Romano Prodi, Napolitano di fatto virò decisamente verso Berlino. Monti era ben visto dalla Cancelliera tedesca Merkel, che da quel momento non ci ha più lasciati dettando in Europa le regole per la Germania e per noi. Strane manovre a Berlino - Tra agosto e settembre del 2011 la Deutsche Bank cominciò a vendere sul mercato miliardi di titoli di Stato italiani mettendo in difficoltà il valore reale degli stessi titoli. Insomma con una mossa a sorpresa la più grande banaca tedesca (magari con lo zampino della Merkel) fece diventare i nostri titoli carta straccia, bollandoli come inaffidabili. Da qui il panico nei mercati. Chi aveva titoli italiani correva a venderli facendo diminuire di fatto il valore reale e facendo così schizzare lo spread alle stelle. Napolitano tutto ciò non lo dice, anzi finge di non saperlo. Si disse in quei giorni di "festeggiamenti" per le dimissioni di Berlusconi, che Napolitano aveva appena scelto il suo successore al Quirinale e che il successo del “risanamento” messo in pratica dal governo Monti-Passera avrebbe non solo salvato l'Italia dal baratro, ma consentito di chiudere un ventennio berlusconiano tutto da dimenticare. Non destò quindi stupore la rapidità con cui, il 12 novembre del 2011, Napolitano avviò le consultazioni per dare, solo 24 ore dopo, l'incarico a Monti. Per ricordare cosa sia sucesso in quei giorni bastano le parole dell'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti. La storia della caduta del Cav "non è che va riscritta. Dev'essere ancora scritta. Se vuole, provi a fare un bilancio differenziale su com'era la situazione prima e su com'è la situazione adesso. Il debito pubblico doveva scendere e invece è salito. Il pil doveva salire ed è sceso", afferma Tremonti in un'intrervista a Dagospia. "Quella dello scoppio dello spread finanziario è stata un'invenzione. Lo spread sociale invece è stata una perfetta realizzazione "tecnica". Comunque il tempo è galantuomo. Più galantuomo dei cosiddetti galantuomini", afferma Tremonti. Il complotto - Che poi aggiunge: "Avete mai visto un debitore che fallisce e un creditore che sopravvive? Quali erano le controparti di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna? Erano la Germania, la Francia, la Gran Bretagna eccetera. E lei ha mai visto un rischio finanziario fermarsi sui confini nazionali? Chi doveva esser "salvato"? Dalla Grecia alla Spagna e all'Italia, dai super-consumi alle bolle immobiliari, le colpe erano solo mediterranee o avevano recapito presso i migliori indirizzi della haute banque? Se fosse stata "colpa" solo dell'Italia, perché nel 2011 l'intero sistema finanziario europeo andò in blocco, tanto da dover essere ‘rianimato' con enormi flussi di liquidità artificiale?". E ancora: "Una volta si diceva della Russia che era un Paese dove tutto è segreto, ma niente ignoto. Oggi per l'Italia vale il contrario: niente è segreto, ma molto è ancora ignoto". Insomma i retroscena su quell'estate di tre anni fa inquietano sempre di più e agitano i palazzi della politica. Forse è tempo di fare luce su come il Prof è arrivato a palazzo Chigi. E di certo non per meriti giornalistici, come sostiene Napolitano...