Silvio Berlusconi, ecco perché la "staffetta" può favorirlo
Renzi a palazzo Chigi potrebbe essere bruciato dal suo stesso Pd. Il Cav, intanto, all'opposizione cercherà di raccogliere voti. E se Alfano volesse staccare la spina...
Le indiscrezioni di stampa riferiscono di un Silvio Berlusconi spiazzato della scelta con cui Matteo Renzi ha archiviato Enrico Letta, una decisione presa in pochi giorni e sancita con un secco "grazie, vai a casa" pronunciato giovedì alla direzione del Pd. C'è chi sostiene che Berlusconi abbia vissuto lo strappo come un tradimento dopo l'accordo sull'Italicum. C'è poi invece chi sostiene che, al contrario, il Cavaliere benedica la staffetta. Ma in questo scenario, in verità, ci sono molti fattori che per Berlusconi possono rivelarsi vantaggiosi. Una scelta favorevole - Innanzitutto, con Renzi a palazzo Chigi si chiude la stagione dell'anti-berlusconismo: il premier, a differenza di quelli espressi in precedenza dalla sinistra, non pone pregiudiziali sull'uomo di Arcore. Il canale per il dialogo insomma è aperto. Così Silvio può avere una sorta di seconda, o terza, giovinezza politica e ritornare, con prepotenza, al tavolo delle riforme (a cui è già tornato a sedere con il cosiddetto "patto del Nazareno" che ha partorito l'Italicum). Nuova linfa per Berlusconi arriva anche dalle rivelazioni di Alan Friedman dei giorni scorsi, secondo il quale Giorgio Napolitano avrebbe consultato Monti per un incarico a palazzo Chigi già nell'estate del 2011, ben prima che l'emergenza-spread giustificasse la caduta del IV governo Berlusconi. La serenità del Cav - La lotta tra Letta e Renzi, ha spiegato ai suoi Berlusconi, "è una questione interna al Pd da cui noi potremmo trarre giovamento". A differenza del solito, il Cavaliere, giovedì è stato a guardare le scelte "incoeRenzi" (il copyright è de Il Mattinale, house horgan di Forza Italia) del Pd, intento a sfiduciare Letta in direzione e a consegnare, con un ribaltone di fatto, Palazzo Chigi al sindaco di Firenze. Ora, sornione, l'ex premier spera che Renzi faccia la fine di tutti i suoi predecessori, da Romano Prodi in giù: spera che, con la complicità del suo partito, Matteo si bruci. Il Pd, infatti, lo spinge ad osare, ma potrebbe essere tutta una tattica della vecchia guardia per riprendere il comando del Nazareno. Roma è una ragnatela che ti cattura e ti ingloba. E Renzi, pensa il Cav, non ha la confidenza necessaria con le stanze del potere capitolino. La posizione di Forza Italia - Nel frattempo, Forza Italia, resta a guardare. La linea del partito è chiara: rimarrà all'opposizione, che non sarà però barricadera. I focus centrali rimarranno gli stessi degli ultimi mesi, le elezioni europee, la legge elettorale e le annesse riforme istituzionali che Renzi e Berlusconi hanno sottoscritto alla metà dello scorso gennaio. Non sarà, come detto, un'opposizione alla 5 stelle, ma un'un'opposizione intelligente, ferma ma al tempo stesso pronta a collaborare se il governo proporrà qualcosa di buono. Un'opposizione, insomma, in grado di intercettare i favori degli italiani e dare un'ultoriore spinta ai sondaggi in vista di un voto che, prima o poi, arriverà. Alfano ago della bilancia - C'è poi un ultimo fattore che Berlusconi osserva con ineresse, si tratta dell'ex delfino, quell "Angelino Alfango" (ancora una volta il copyright è del Il Mattinale) che nel giro di poche ore si è trasformato in un più neutrale "ago della bilancia". Nella partita di governo, Ncd avrà un ruolo chiave: senza i voti degli alfaniani, Renzi al Senato non avrà la maggioranza. Ne è consapevole Alfano, che non a caso ha avvertito Renzi: "Se nel nuovo governo non si avranno le condizioni politiche per far valere le nostre istanze, noi non ci staremo. Per noi non sarà un governo politico". E ancora: "O si fanno grandi cose o per fare le piccole cose è meglio andare a votare. Non siamo innamorati della durata di una legislatura fino al 2018". Ncd, comunque, dovrebbe restare all'interno della maggioranza, accordando la fiducia al governo che sta per nascere. Meglio controllare da dentro la situazione, insomma. Poi, magari, al momento più opportuno - su imbeccata del Cavaliere? - staccare la spina. Sfiduciare Renzi. Andare al voto (in coalizione con Forza Italia?).