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Renzi premier, l'eredità al veleno di Letta: emergenza Tasi e Italicum a rischio

Renzi arriva al Quirinale

Aule intasate per discussione e approvazione di quattro decreti. Priorità alla casa per sbloccare i fondi ai Comuni. E la legge elettorale può slittare

Giulio Bucchi
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Non chiamiamola "vendetta". Diciamo, piuttosto, "scomoda eredità". Il governo di Enrico Letta lascia a quello che verrà di Matteo Renzi un fardello pesante e urgente: decreti legge da approvare al più presto ma fermi in un Parlamento intasato. C'è il Milleproroghe già passato al Senato e ora in discussione alla Camera. C'è lo stop al finanziamento pubblico ai partiti, c'è (a Palazzo Madama) lo svuotacarceri. E poi, naturalmente, la riforma elettorale prima mossa di Renzi da segregario del Pd. Il rischio è che un tale intasamento freni sul nascere l'attività del futuro governo, mettendo in dubbio anche le intese politiche con Forza Italia.  Subito la Tasi - Cominciamo dalla questione che più interessa gli italiani, l'ultimo capitolo dell'infinito romanzo chiamato "tassa sulla casa". Il Ministero degli Interni ha spostato dal 28 febbraio al 30 aprile i termini per i Comuni per la presentazione dei bilanci. Due mesi di ossigeno puro, perché in ballo c'è il decreto sulla Tasi. Il governo che sta per nascere dovrà trasformare in decreto gli accordi raggiunti tra i ministri Delrio e Saccomanni e l'Anci, sullo stanziamento di 625 milioni di euro ai Comuni. Soldi necessari per coprire il "dislivello" tra vecchia Imu e nuova tassa sulla casa. Quell'accordo prevedeva la possibilità per i Comuni di alzare l'aliquota Tasi allo 0,8 per mille, per trovare i fondi per le detrazioni alle famiglie numerose o in difficoltà. Senza quel decreto, di fatto, niente fondi ai Comuni, niente detrazioni e, tecnicamente, i sindaci non riuscirebbero nemmeno a definire i bilanci. Un caos. Granata sull'Italicum - C'è poi l'inghippo, tutto politico, sull'Italicum. Anche in questo caso potrebbe risultare fatale per Renzi l'elevato numero di decreti da votare tra Camera e Senato. Le Aule sono oberate di lavoro, potrebbe dunque slittare la discussione sulla nuova legge elettorale che già si annuncia spinosissima per le opposizioni dei "partitini". Francesco Verderami, retroscenista del Corriere della Sera, avverte sibillino che sarà difficile rispettare il timing fissato con Forza Italia a Montecitorio. Il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, ha spiegato che "se i patti non verranno rispettati, ci sentiremo sciolti dell'accordo". E Renato Brunetta, scrive Verderami, non vede l'ora di iniziare la guerriglia.

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