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Matteo Salvini e "il nazista di Alassio". Repubblica lancia l'offensiva finale: l'ombra di Mani Pulite

di Giulio Bucchi domenica 21 luglio 2019

2' di lettura

Ricordati che devi morire, o giù di lì. Repubblica affronta il caso dei fondi russi alla Lega (presunti e mai giunti a destinazione) come un redde rationem nei confronti di Matteo Salvini. L'inchiesta, già diventata "Moscopoli" per il giornale-guida della sinistra, con tanto di domande-interrogatorio al vicepremier e focus sui vari personaggi coinvolti (l'avvocato Meranda è "il teste-chiave", anche se ha ammesso di non sapere nulla), secondo Carlo Bonini ricorderebbe molto da vicino Tangentopoli e merita di entrare nel libro "dei grandi scandali italiani". Ancora prima di un rinvio a giudizio a chicchessia, ovviamente.   Leggi anche: "Il vecchio non si arrende". Limonov, l'uomo dei segreti russi: chi c'è dietro il caso Savoini Ma secondo Repubblica "nell'affaire Metropol comincino ad allinearsi delle ricorrenze che ricordano altri passaggi cruciali della storia politica del Paese". Il faccendiere Gianluca Savoini (definito "il nazista di Alassio", addirittura) l'unico indagato per ora, richiamerebbe alla mente il "modesto esponente dell'allora Partito Socialista milanese, Mario Chiesa". "Bettino Craxi - sottolinea Bonini - lo liquidò come un mariuolo isolato. Sappiamo come è andata a finire". Altro giro, altra gufata: "I 49 milioni di euro non sono una faccenda che si è chiusa nell'autunno scorso con la transazione che ne prevede il comodo rimborso a rate in 79 anni - sussurra la firma di Repubblica -. C'è infatti un'inchiesta complessa divisa per competenza tra le Procure di Genova e di Reggio Calabria. E, per quel che se ne sa, è un'inchiesta che cammina e, prima o poi, arriverà". A questa inchiesta si aggiunge quella "su una singolare rete di fiduciarie e società schermo, tutte curiosamente create tra il 2014 e il 2016 (quando lui cioè si è preso il partito) che fanno perno nella città di Bergamo, dove la Lega ha trasferito la sua cassaforte". Quella, per intendersi, dell'ormai famoso elettricista coi conti in Russia. Tra citazioni di Mark Twain e faldoni giudiziari, Repubblica si scorda di parlare dell'unica cosa che a ognuno, leghista o no, verrebbe in mente mettendo al loro posto i tasselli di questo mosaico: accerchiamento giudiziario.

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