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Sondaggio Ipsos, Matteo Salvini e la Lega come la Dc dei tempi d'oro: altro che Silvio Berlusconi

di Davide Locano domenica 25 novembre 2018

3' di lettura

«Stamattina mi ha chiamato un giornalista chiedendomi di commentare un sondaggio che dà la Lega al 36%. Possono darmi anche al 92%, ma se io firmo un accordo non cambio idea, faccio di tutto per portare a termine l' impegno preso». Contiene l'entusiasmo Matteo Salvini, ma il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera non lascia spazio a interpretazioni: i numeri del Carroccio sono da capogiro e persino l' indice di gradimento del suo leader è aumentato di ben due punti (da 58 a 60). Nonostante le quotidiane accuse di detrattori più o meno improvvisati che lo dipingono come un «pericoloso estremista», il ministro dell' Interno è dunque percepito come "moderato", un vero leader nazional-popolare che attrae consensi trasversali. Convince gli imprenditori, la parte produttiva del Paese e le partite Iva, elettorato negli ultimi anni fedele a Silvio Berlusconi, ma piace anche ai ceti più popolari, alle donne e ai pensionati, anche questi appannaggio un tempo di Forza Italia. Se si escludono le percentuali bulgare della Democrazia Cristiana, dal dopoguerra a Tangentopoli partito con la maggioranza assoluta di votanti, che da sola raggiunse il 48,9% del 1948 per poi stabilizzarsi intorno al 38/39 per cento tra il 1963 e il 1983, declinando appena (34,7%) nel 1987 prima del grande tracollo dei primi anni '90, la Lega ha decisamente il più alto consenso, seppur virtuale, fra le formazioni politiche oggi in campo. Leggi anche: Immigrazione, piano-Africa: l'ultima bomba di Salvini Neanche Forza Italia, oggi stimata all'8%, ha mai raggiunto il 36,6%: nelle quattro prove elettorali a cui ha preso parte da sola ha oscillato tra il 20,6% (1996) e il 29,43% (2001). Percentuali simili a quelle targate Dc e alle stime di Pagnoncelli, vennero sì raggiunte al suo esordio nelle elezioni politiche italiane del 2008 dal PdL, che risultò il partito più votato con il 37,4% delle preferenze, ma era una formazione frutto dell' unione di due partiti: FI e Alleanza Nazionale. Con il suo alleato di governo, il Movimento 5 Stelle, in caduta libera (quasi 10 punti sotto) al 27,7%, la Lega non ha dunque rivali. La crescita è stata costante e rispetto al voto del 4 marzo il Carroccio ha raddoppiato i consensi, affermandosi nettamente come primo partito nel Nord - fin qui nessuna sorpresa - e registrando incrementi significativi, e fino a qualche tempo fa impensabili, anche nelle regioni rosse e in molte zone del Sud. Quest'ultimo conquistato grazie al pugno duro nei confronti dell' immigrazione clandestina e della criminalità ma anche per il pragmatismo dimostrato da Salvini sulla questione dei termovalorizzatori e del reddito di cittadinanza con la proposta del sottosegretario Siri di erogarlo alle imprese per formare e assumere i disoccupati. Discorso a parte meritano le ex roccaforti di sinistra, Emilia Romagna e Toscana, dove la Lega è diventata il partito di riferimento e dove nella regione di Renzi la pasionaria Susanna Ceccardi, coordinatrice leghista e possibile candidata a governatore, è diventata il grande incubo del Pd (i dati Ipsos lo danno rovinosamente al 16.8%). A tal punto che i dirigenti locali si chiedono se per vincere nel 2020 non sia il caso di rivedere l' attuale legge elettorale, il Toscanellum. di Laura Tecce

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