Riforme e processo Ruby, i dolori di Berlusconi. Le indiscrezioni dal Senato

di Giulio Bucchidomenica 22 giugno 2014
Riforme e processo Ruby, i dolori di Berlusconi. Le indiscrezioni dal Senato
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Venerdì si deciderà il futuro giudiziario di Silvio Berlusconi. A Roma, tra Montecitorio e Palazzo Madama, ne sono convinti molti, soprattutto nel centrodestra. A poche ore dall'apertura del processo d'Appello Ruby a Milano, nei corridoi del Senato si lasciava intendere che quella inchiesta potrebbe pesare come un macigno sul destino delle riforme. Francesco Bei su Repubblica riferisce di un capannello a tre con Augusto Minzolini (Forza Italia), Mario Mauro (ex Pdl) e Guido Viceconte (Ncd): "Venerdì è il giorno clou", assicurava l'ex direttore del Tg1, mentre Mauro sottolineava come il processo Ruby sia "sulle carte, potrebbe durare anche un giorno solo". E l'alfaniano Viceconte cantava già il de profundis del Cavaliere: "Nella migliore delle ipotesi entro luglio lo condannano".  Riforme a rischio - In queste condizioni, è difficile per il leader di Forza Italia pensare alla riforma del Senato. Certo, in vista c'è sempre l'incontro con Matteo Renzi, ancora da fissare, e la strategia dell'ex premier è chiara. Rilanciare sul presidenzialismo per avere una proposta pesante da mettere sul tavolo. L'elezione diretta del capo dello Stato è cavallo di battaglia antico di Forza Italia prima e Pdl poi. Sono tre le strade a cui sta pensando Berlusconi: l'iter in Senato, in caso di intesa con il Pd, oppure una raccolta firme fuori dal Parlamento e un referendum. Ma accanto alla riforma del Senato e al presidenzialismo, c'è anche l'Italicum. I grillini sono andati in pressing su Renzi, proponendo il loro Democratellum, che smantella il patto del Nazareno di gennaio. Il timore, soprattutto a sinistra, è che il combinato disposto tra amo M5S e guai giudiziari del Cav possa mandare a monte 6 mesi di faticose e dolorose mediazioni parlamentari. 

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