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Direzione Pd, Massimo D'Alema demolisce Renzi. E Pierluigi Bersani attacca: "No al metodo Boffo"

di Giulio Bucchi martedì 30 settembre 2014

2' di lettura

La sera dei lunghi coltelli comunisti. A Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani un merito va riconosciuto: quello di avere il coraggio di affrontare il nemico, Matteo Renzi, a viso aperto. In svantaggio numerico, forse, ma con la forza di poter svuotarsi le tasche di molti sassolini perché in fondo non hanno più nulla da perdere. Il confronto finale a suon di veleni e pugnalate va in scena alla direzione Pd, caldissima, quella su articolo 18 e Jobs Act. Ma la resa dei conti è più generale. Forse culturale, sicuramente politica. Bersani: "No al metodo Boffo" - Partiamo dalla coda. Bersani chiude di fatto gli interventi sul palco con un esordio dei suoi: "Qua c'è da raffreddarsi un po' la testa". Poi però il clima si fa subito di fuoco: "Sull'orlo del baratro non ci andiamo per l'articolo 18, ma per il metodo Boffo: uno deve poter dire la sua senza che gli venga tolta la dignità". Parole grosse, che tirano in ballo la gestione stessa del Pd da parte del segretario-premier-padrone. Tra l'altro, Bersani non rinuncia a pizzicare la schiera dei giovani renziani, quando parla di "neofiti della ditta" che gli spiegano come si sta in un partito. E via discorrendo di "deficit di riformismo" e "riforme hard" quelle sì fatte da Bersani e la sua generazione.   D'Alema, sarabanda di veleni -  "E su quest'ultimo punto verte tutto il discorso di D'Alema, forse il più velenoso della storia recente di Baffino. In cinque minuti o poco più ha provato a demolire Renzi, che aveva parlato poco prima di lui. L'inizio è solo apparentemente "soft": "Ammetto che sono un ammiratore dell'oratoria del segretario del nostro partito, che spesso parla a chi è fuori di qui. E tuttavia...". E via alla sarabanda di battutine maliziose ("scusate la mia prosa terra terra", in contrapposizione alla citazione poetica di Rilke esibita da Renzi), accuse e recriminazioni, da leggere tutte d'un fiato: "Meno slogan, meno spot, più riflessione credo sia la via per ottenere più risultati", "Le parole devono essere ancorate alla realtà, non è obbligatorio sapere i fatti ma sarebbe consigliabile per governare", "L'articolo 18 non è vecchio di 44 anni, è stato cambiato 2 anni fa", "Io ho molti dubbi su una finanziaria fatta di molti spot" e soprattutto quel riferimento all'economista "Stiglitz premio Nobel. I consiglieri del premier no. Temo che ci si inizi ad accorgere dei risultati".  

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