Renzi a Che tempo che fa: "L'Italicum passa, anche senza parità di genere"

di Giulio Bucchidomenica 9 marzo 2014
Renzi a Che tempo che fa: "L'Italicum passa, anche senza parità di genere"
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Una strizzatina d'occhio, una battutina con Fabio Fazio, un autografo (dietro le quinte) con il regista premio Oscar Paolo Sorrentino. L'ospitata del premier Matteo Renzi a Che tempo che fa è un po' come il tema de La grande bellezza: scenografie sontuose a sostengo di contenuti volatili. Quel che rimane della mezz'ora nel salotti di Raitre, dove Renzi tornava a quattro mesi dall'ultima apparizione, pre-primarie, sono due "vaffa": a Susanna Camusso e ai diktat dei sindacati su tasse e jobs act e ai "ricatti" delle onorevoli (ben rappresentate dal presidente della Camera Laura Boldrini) che minacciano di bloccare l'Italicum. Lui andrà avanti, comunque. Legge elettorale entro martedì - Entro lunedì, "o al massimo martedì", si chiuderò la partita sulla legge elettorale. Alla Camera l'Italicum passerà nonostante la marea di emendamenti (che già giovedì ha rallentato i lavori a Montecitorio) e le polemiche su alcuni punti in apparenza non così fondamentali, come l'emendamento sulla parità di genere che dovrebbe garantire pari rappresentanza alle donne nelle liste elettorali. Le onorevoli di Pd e Forza Italia vanno a braccetto, minacciando di "sabotare" la legge. Ma Renzi fa buon viso: "Non credo che la parità vera si possa ottenere per legge. Il tema della parità tra donne e uomini non si affronta solo con una legge sulle poltrone". In sintesi, il Pd comporrà le proprie liste sulla base del criterio delle "quote rosa", ma è impossibile imporre quello stesso criterio per legge. "Se troviamo una soluzione che va bene a tutti sono felice, è giusto che sia una scelta politica", glissa il premier. Tasse, Irpef e Irap - L'altra grana sul tavolo di Palazzo Chigi è quello di tasse e Jobs Act, che arriverà nel CdM di mercoledì. "Per la prima volta si abbassano le tasse. Non ci crede nessuno? Lo vediamo - parte in quarta Renzi -. Si tratta di 10 miliardi, stiamo mettendo delle date ed è un rischio pazzesco", perché i veti incrociati non mancano, a cominciare da quelli di Susanna Camusso e della Cgil sugli sgravi, che devono essere all'Irpef e non all'Irap, e con fondi mirati sulle detrazioni e non sulle aliquote. "Trovo abbastanza imbarazzante che per anni si sono aumentare le tasse, ora che si stanno abbassando sono iniziate le polemiche Le abbassi agli altri e non a me", è il commento pepato del premier. Alla Camusso saranno fischiate le orecchie, come quando il premier torna a sottolineare: "Ascoltiamo Confindustria, ascoltiamo i sindacati. Noi ascoltiamo tutti, ma cosa dobbiamo fare lo sappiamo: lo faremo non pensando alle associazioni di categoria ma alle famiglie e alle imprese". E se i sindacati faranno le barricate? "Ce ne faremo una ragione. Quando chiediamo a tutti di fare dei sacrifici, lo diciamo anche i sindacati che devono mettere on line le loro spese, la musica deva cambiare per tutti". "Oggi la priorità è garantire competitività al sistema Paese cambiando il modello di business, e dire alle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro al mese e non ce la fanno che se si riesce a dare loro qualche decina di euro al mese in più quei soldi vanno non nel risparmio ma nel circuito economico. In questo scenario - puntualizza - non dobbiamo pensare a un derby Confindustria-Cgil; perché se cominciano così possiamo chieder loro: cosa han fatto fino a ora?". Miliardi per l'edilizia scolastica - La scorsa settimana è stata dominata dalla polemica sull'accoglienza "da Duce" riservatagli dagli scolari di Siracusa, con battimani e inni dedicati: "Sono rimasto molto colpito dalla polemica sulla canzoncina degli studenti - commenta Renzi -. Per noi la scuola è la priorità, destineremo fondi per 10 miliardi in tre anni. Inizieremo a spendere quelli che già ci sono e che non stati spesi per via delle procedure: più di 2 miliardi". Nodo indagati - Fazio, al solito non un cuor di leone quando nella poltrona davanti a lui si siede un big della sinistra, riserva giusto un accenno alla questione dei quattro sottosegretari del Pd indagati e "blindati" dal partito. E Renzi risponde da prassi: "Vito De Filippo (governatore della Basilicata e uno dei quattro sottosegretari, ndr) viene indagato per 1.200 euro spesi in francobolli. Vent'anni di giustizialismo hanno portato a equiparare avviso di garanzia a colpevolezza". Ergo: non si toccano, perché a differenza di molti colleghi del centrodestra loro non sono colpevoli a prescindere. Forse per rialzare il livello mediatico di "pulizia morale", Renzi approfitta dell'ospitata televisiva per fare l'unico annuncio della serata: "Mercoledì Raffaele Cantone, giudice in prima linea con la camorra, sarà indicato capo dell'Autorità contro la corruzione". Basterà per coprire le altre magagne? di Claudio Brigliadori