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"Giustizia giusta", Cav e Pannella rischiano il ko

Vizio di forma sul 10% delle firme raccolte per i referendum. Così ora la Cassazione può bocciare i quesiti
di Roberto Procaccini domenica 17 novembre 2013

Silvio Berlusconi e Marco Pannella

2' di lettura

I sei quesiti referendari per la "Giustizia giusta" potrebbero essere bocciati dalla Cassazione. La decisione della Suprema Corte arriverà la settimana prossima, ma circola con insistenza l'indiscrezione che almeno un 10 per cento delle 530mila firme raccolte in estate da Pdl, Radicali, Sel e Socialisti potrebbero essere annullate per vizi di forma. Se così dovesse essere, i quesiti non raggiungerebbero più la soglia minima dell 500mila firme necessarie perché vengano autorizzate le consultazioni referendarie. Silvio Berlusconi aveva aderito in agosto all'iniziativa promossa dai Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino: "Firmo non solo i sei referendum sulla Giustizia - furono le parole del Cav -, che sono sacrosanti, ma anche tutti gli altri su cui non sono d’accordo, voglio affermare il diritto dei cittadini italiani a poter dare il loro voto, sì o no, su dei problemi". "La firma di Berlusconi sul referendum - era invece il commento di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl ed ex Radicale - è una scelta importantissima. Riforma impraticabile in Parlamento, ora parola a cittadini”. I problemi - Dei sei quesiti al vaglio della Cassazione, due sono per l'introduzione della responsabilità civile dei magistrati, uno per far rientrare in funzione i magistrati fuori ruolo, uno per la separazione delle carriere di pm e giudici, uno per l'abolizione dell'ergastolo e l'ultimo per limitare gli abusi della carcerazione preventiva. A questi i Radicali avevano affiancato altre sei proposte (su argomenti diversi: dalla Bossi-Fini alla depenalizzazione delle droghe leggere), che però non hanno raggiunto la soglia delle 500mila firme. Ora, però, c'è il rischio che anche i referendum sulla giustizia potrebbero non tenersi più. I problemi nella raccolta e nella notifica delle firme, come raccontato su il Tempo, si sono registrati sin dall'inizio. Tra le seicento buste inviate per raccomandata dai comuni che hanno raccolto le firme sono arrivate un mese dopo la spedizione, fallendo il termine della consegna del 30 settembre. Allo stesso modo le 9mila firme raccolte dal Pdl Calabria, e inviate tramite un corriere privato, sono giunte a Roma solo a fine ottobre.

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