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Primarie Pd, la partecipazione di Prodi tra difesa del bipolarismo e corsa al Quirinale

di Roberto Procaccini domenica 8 dicembre 2013

2' di lettura

Il ritorno del Professore. Il buen retiro di Romano Prodi è durato un mese: con l'annuncio della partecipazione alle primarie Pd, il due volte premier rimette entrambi i piedi nella scena politica. All'origine del ripensamento, ha spiegato lo stesso Prodi, c'è il verdetto della Corte Suprema: l'abolizione del Porcellum mette a repentaglio l'impianto bipolarista del sistema politico al quale il prof lavora dai tempi dell'Ulivo. Ma sullo sfondo ci potrebbe essere una più ampia strategia che ha per obiettivo arrivare al Quirinale. La versione ufficiale - "In questa così dramamtica situazione mi farebbe effetto non mettermi in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento". Ecco come Prodi spiega il proprio ripensamento sulla partecipazione alle primarie: "I rischi aperti dalla recente sentenza della Corte - sostiene - mi obbligano a ripensare la decisione presa in precedenza. Nella situazione che si è venuta a determinare è infatti necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. Pur con tutti i suoi limiti - aggiugne -, il Pd resta l'unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno". E quella ufficiosa - Quello di Prodi non è solo il ritorno al partito che ha collaborato a far nascere, ma anche un ritorno sul luogo del delitto. E' noto che il suo allontanamento dalla dirigenza democratica ha origine nella scorsa primavera, quando i "101 traditori" hanno votato contro la sua elezione alla presidenza della Repubblica. Non la prese bene, il professore, che ha visto il sogno di salire al Quirinale bruciato da una congiura di palazzo. Ma rispetto allo scorso 9 novembre, quando Prodì annunciò l'intenzione di disertare i gazebo, lo scenario è cambiato. Il futuro del governo di larghe Intese, sulla cui stessa esistenza si basa il secondo mandato quirinalizio di Giorgio Napolitano, è appeso a un filo. L'obiettivo minimo di arrivare al 2015 non è affatto scontato e lo stesso re Giorgio ha chiaramente detto che, il giorno in cui cade Enrico Letta, anche lui toglie il disturbo. Ma a rendere meno stabile la situazione c'è la richiesta di impeachment del Movimento 5 stelle, cui si sta accodando anche Forza Italia. Dovesse passare in Parlamento, il presidente della Repubblica sarebbe costretto a dimettersi. Ecco, qui c'è il ritorno sul luogo del delitto: se dovesse rimettersi in gioco il posto al Quirinale, Prodi vuole essere di nuvo in lizza. E per esserci, la prima condizione necessaria avere il Pd dalla sua parte.

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