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Quando Napolitano una settimana fa giurava: "Mio secondo mandato? Inutile e ridicolo"

Il direttore de La Stampa raccoglieva le confidenze del capo dello Stato. Le parole sembravano definitive: "Ho già dato", "Sarebbe una non soluzione", "Sbagliato fare marcia indietro"
di Sebastiano Solano domenica 21 aprile 2013

Giorgio Napolitano

2' di lettura

di Sebastiano Solano A meno di colpi di scena, Giorgio Napolitano sarà presidente della Repubblica anche per i prossimi sette anni. Alla fine, vista la situazione di stallo, Napolitano si è piegato alle richieste dei partiti che gli hanno chiesto di rimanere, poichè l'unico in grado di sbrogliare la matassa. "Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilita' verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilita" ha dichiarato Napolitano nell'accettare la candidatura ad un secondo mandato.  Non farò marcia indietro - L'ipotesi di una sua riconferma al Quirinale circola ormai da qualche mese ma Napolitano ha sempre respinto, a volte con sdegno, una sua riconferma. Lo ha fatto, l'ultima volta, circa una settimana fa, confidando al direttore de La Stampa i motivi che lo portavano a non accettare un secondo mandato. Mario Calabresi apriva l'articolo con queste parole: "Un trasloco definitivo, senza possibilità di ritorni, mentre già escono volumi che tentano un bilancio del settennato". L'articolo accennava alle pressioni provenienti dai partiti, che lo volevano per altri sette anni a presidiare il Colle. Ma Napolitano, fermo, replicava: "Ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro".  Il tempo del commiato - Già, sarebbe sbagliato. Ci vuole il coraggio di fare delle scelte. Coraggio che però i partiti non hanno avuto preferendo il gioco al massacro. Il tono della parole di Napolitano era deciso, definitivo, non lasciavano spazio, nemmeno uno spiraglio, ad una marcia indietro: un sua rielezione Napolitano la considerava una "non soluzione", perché "tutto quello che avevo da dare l'ho già dato". Per cui, un suo ritorno al Colle "sarebbe una non soluzione". E invitava i partiti a non tirarlo per giacca con "soluzioni pasticciate", "all'italiana", inventando un prolungamento non previsto dalla Costituzione. La chiusa dell'articolo, se possibile, era ancora più netta: "Per Giorgio Napolitano è il tempo del commiato, del ritorno alle aule parlamentari, ai libri, alla musica classica e alla vita privata".  Il colpo di scena - Lo stesso Napolitano, solitamente molto misurato nelle parole, confermava con forza l'impossibilità di un suo passo indietro definendolo "al limite del ridicolo". Il resto è cronaca di questi giorni: la mancata elezione di Franco Marini, il Pd unito che decide di convergere su Romano Prodi e che qualche ore dopo cambia idea e su Prodi, il padre nobile del Pd, si spacca, forse definitivamente. L'ennesimo paradosso di un partito mai nato. Quindi il Pd che supplica Napolitano di restare, il Pdl che non si oppone, Scelta civica e Lega che si accodano. E Napolitano che, salvo franchi tiratori, a brevissimo diventerà presidente della Repubblica. Ancora una volta. Per la seconda volta. Come dire, mai mettere limiti alla provvidenza.

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