Roma, 16 mag. (Adnkronos) - "Non mi aspettavo di essere rinviato a giudizio, forse perche' ero rimasto l'unico italiano a nutrire un minimo di fiducia nell'udienza preliminare che evidentemente e' invece una fase del procedimento in cui il semaforo ha la luce sempre verde per le procure". Cosi' intervistato da Radio Radicale il deputato del Pdl Mario Landolfi commenta il rinvio a giudizio per concorso in corruzione e truffa, con l'aggravante di aver agito per favorire un clan camorristico. "Io non solo ho pubblicato sul mio profilo Facebook le telefonate il cui utilizzo e' stato inibito dalla Camera -spiega Landolfi- ma inviai ai siti piu' autorevoli oltre alle stesse telefonate anche tutti gli atti dell'inchiesta per la parte che mi riguarda. Chiunque puo' farsi un'idea non solo dell'oggetto dell'inchiesta ma anche della mia assoluta estraneita'. Non c'e' nessun aspetto che possa preoccuparmi dal punto di vista penale". "Questo emerge gia' dalle carte: vengo accusato di aver corrotto un consigliere comunale inducendolo a dimettersi un mese prima dalla scadenza del consiglio comunale. Questo pero' lo dice il pm, ma non lo dice nessun altro, ne' l'interessato, ne' coloro i quali avrebbero dato il posto a sua moglie, ne' gli investigatori. E noi a tal proposito abbiamo prodotto, prendendola dai documenti presentati dal pm, una informativa del 2009 congiunta di Gdf e Carabinieri nella quale si dice che le assunzioni riferibili a me nella societa' Eco4 erano due e tra queste due non figurava la moglie del consigliere comunale in questione", che invece, secondo l'accusa, in cambio avrebbe avuto da Landolfi l'intercessione per una assunzione nel consorzio Eco4. (segue)