(Adnkronos) - "Un ostruzionismo delle istituzioni rispetto alla partecipazione dei popolare, ancora piu' grave perche' in completa violazione dello statuto, avviene sistematicamente con le delibere di iniziativa popolare che non vengono discusse e votate entro i sei mesi di tempo che lo statuto stesso concede al consiglio - aggiunge Magi - E' il caso della delibera sul 'Riconoscimento delle unioni civili', depositata con le firme di ottomila romani nel maggio scorso e ancora non discussa dall'assemblea". "Il nuovo statuto di Roma Capitale preveda una riduzione del numero delle firme necessarie per indire il referendum comunale portandolo dalle 50 mila attuali a 20 mila, portandosi cosi' in linea con la percentuale dell'1% circa del corpo elettorale necessarie per attivare ad esempio il referendum nazionale abrogativo - prosegue - Prescriva al contempo termini piu' brevi per la discussione delle delibere di iniziativa popolare". "Il secondo punto su cui il nuovo statuto deve essere piu' chiaro e piu' netto riguarda la pubblicita' delle spese elettorali e dei contributi ricevuti per la campagna elettorale - aggiunge - La possibilita' per i cittadini di accedere a questi dati e' attualmente prevista (dallo statuto e da una specifica delibera non attuata) ma non sanzionata e quindi totalmente disattesa dai consiglieri, di cui oltre la meta' non hanno mai depositato la documentazione. Chiediamo che sia prevista dallo statuto stesso la decadenza dalla carica per i consiglieri che non presentano tali dichiarazioni o presentino dichiarazioni false".