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Iva, niente aumento nel 2012. Ma dal 2013 salirà...

Confusione sui tagli, ma la nota positiva c'è: l'imposta sui consumi rimane congelata fino a gennaio. Quando i risparmi potrebbero non bastare per scongiurare la batostina al 22%
di Giulio Bucchi domenica 8 luglio 2012

2' di lettura

Sulla spending review il Governo di Mario Monti dà i numeri. Non solo sui soldi da risparmiare (4 o 5 o addirittura 6 miliardi di euro), ma anche sui settori del bilancio statale da aggredire: lunedì erano sei; ieri sono diventati sette. Segno evidente della confusione che regna nelle file dell’esecutivo sulla revisione della spesa pubblica. Del resto, quando si tratta di mettere a dieta un ministero o un comparto della pubblica amministrazione, le levate di scudi si sprecano. E in questo senso i tecnici e i professori di stanza a palazzo Chigi non sono diversi dai politici. Tuttavia dal caos sui tagli, qualcosa di positivo pare che stia saltando fuori. A cominciare dall’obiettivo principale: evitare l’aumento dell’Iva messo in agenda a ottobre. Traguardo che il premier Monti dice di voler raggiungere  «senza tagliare con l’accetta».  Lavoratori statali e sanità sono i due comparti più colpiti. Ma non solo. Nel menù dell’esecutivo ci sono tagli per tutti gli acquisti di beni e servizi, la riorganizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato, la soppressione di alcuni enti statali e locali, la ridefinizione delle società partecipate, la riduzione delle consulenze. E poi via all’abolizione (parziale, con accorpamenti) delle province e stop alle tariffe dei servizi pubblici (luce, acqua, gas, trasporti).  Obiettivi assai ambiziosi, quelli di Monti. Il tutto dovrebbe portare a risparmiare almeno 4,2 miliardi di euro. Cifra che, raggiunta, potrebbe scongiurare il giro di vite dell’imposta sui consumi dal 21% fino al 23%. L’aumento non scatterà nel 2012 e l’anno prossimo potrebbe essere dello 0,5%. Promesse, per ora.   Adesso si tratta di capire se il pacchetto presentato ieri dal Governo andrà in porto. Alla Camera, frattanto, ieri è stato approvato il primo decreto legge sulla spending review (torna al Senato in terza lettura) quello con le linee guida e la nomina di Enrico Bondi, l’ex commissario Parmalat, a super consulente sforbiciatore di palazzo Chigi. Ecco una mappa, ricavata da una bozza sulla quale, però, in serata palazzo Chigi ha frenato: «Anticipazioni senza fondamento» si legge in una nota. Come dire che potrebbero esserci non poche sorprese.  di Francesco De Dominicis

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