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Giancarlo Pagliarini a Libero: "Federalismo subito o l'Italia sarà Terzo mondo. A questi non frega un caz*** di migliorare il Paese"

Alessandro Gonzato
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«L'obiettivo del governo non è far funzionare il sistema-Paese, bensì mantenere il potere anche a costo di farlo colare a picco. È una teoria illustrata già nel '94 da Kenichi Ohmae nel libro "La fine dello Stato-nazione": lo Stato centralista, oggi, sta andando in quella direzione. A questi non gliene frega un cazzo di migliorare l'Italia. La Costituzione svizzera, che per me è il modello, il sogno, la Brigitte Bardot delle leggi, all'articolo 3, intitolato "Federalismo", sancisce che la sovranità non è dello Stato centrale, ma dei Cantoni, che si limitano a delegargli alcuni servizi». Giancarlo Pagliarini, 78 anni, milanese, iscritto alla Lega da sempre fino alla rottura con Bossi nel 2007, gioventù da paracadutista, parlamentare dal 92 al 2006, durante il primo Berlusconi è stato ministro del Bilancio e della programmazione Economica. «Fu in quel periodo che il presidente mi soprannominò "Tagliarini"».

 

 


 

Racconti...
«Durante una conferenza stampa Berlusconi si alza e fa: "Passo la parola a Pagliarini... no, scusate, a Tagliarini". C'è una lettera di tre pagine in cui Andrea Monorchio, all'epoca ragioniere-capo del ministero, parla dei problemi politici causati dai tagli di Pagliarini. La inviò a tutti i ministri, me compreso. Avevo proposto di tagliare tutte le spese superflue». Qualcuna in particolare?
«I Giochi del Mediterraneo di Bari. Poi, da vent' anni, lo Stato pagava una società incaricata di studiare come costruire il ponte sullo stretto di Messina. Ho detto "Chiudiamola, cazzo: il giorno che decideremo di realizzare l'opera ci penseremo!". Poi però il Consiglio dei ministri che ha approvato la Finanziaria del '94 ha tagliato tutti i tagli di Tagliarini. «Non si può tagliare sta roba», mi hanno detto, «non è possibile, se tagli questa società poi 10 famiglie non hanno più da vivere, e così via».
Che futuro vede per l'Italia?
«Non ha futuro. Siamo organizzati come nell'età della pietra. Il centralismo è antistorico, non può durare, diventeremo il terzo mondo. Va cambiata la Costituzione in modo federale, che non significa dare ai territori qualche euro in più: è un modo di vivere diverso. Sia chiaro, eravamo messi malissimo anche prima del virus. Poi, certo, proporre in piena emergenza i bonus per la bici e le vacanze è da manicomio. Pensi a come ha affrontato l'emergenza la Svezia, che non ha chiuso niente».
Ora però qualcuno le darà dell'incosciente.
«Se uno analizza i numeri veri del contagio capisce che la Svezia è nella media europea, con la differenza che ora non ha problemi economici».
È favorevole al Mes?
«Sì. Con la Troika lo "Sportello Pomicino" non avrebbe funzionato, così come non avremmo mai avuto dipendenti pubblici in pensione dopo 18 anni. Viva la Troika, che è esattamente ciò che voleva fare Tagliarini. L'avessimo avuta l'anno scorso avrebbe stoppato subito il reddito di cittadinanza».
Come si è sentito quando la Lega l'ha approvato coi 5 Stelle?
«Pochi giorni fa, a una tv abruzzese, ho risposto che io sono più leghista che mai: è la Lega che non è più Lega, per quanto sia meglio di altri. Ho salutato i telespettatori esclamando "Abruzzo libero!". La cosa non è dispiaciuta».
E i 172 miliardi promessi dall'Europa?
«Sono tasse future che pagheremo noi del Nord».
Lei sogna il Federalismo, ma questo governo è a trazione sudista.
«Non capiscono che i punti di forza, come la Lombardia e il Veneto, non vanno usati per spillare denaro finalizzato all'assistenzialismo. Devi valorizzarle ancora di più, in modo che possano allargarsi e portare benefici a tutti. Qui il Federalismo lo chiamano "inciucio". In Svizzera "formula magica"».
Pd e 5 Stelle vogliono livellare i territori verso il basso?
«Se uno Stato tassa sempre di più le regioni trainanti, queste investono meno e perdono competitività».
Il '94 poteva essere l'anno della svolta. E invece...
«Non ce l'abbiamo fatta. Il primo grande errore di Bossi fu non mettere Miglio nel governo. Tutti dicono: "Miglio non lo voleva il presidente della Repubblica". Va bene: la Lega non entra nel governo, qual è il problema? Purtroppo non insistemmo abbastanza per mettere Miglio nel posto che il Padre Eterno gli aveva destinato».

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