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Luigi Di Maio, Pietro Senaldi: "M5s in svendita". Si è tradito da solo: cosa scriveva a Capodanno 2018

Pietro Senaldi
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 Più che l'onor poté il digiuno. La base elettorale di Cinquestelle, interrogata su internet, stava per negare al Movimento l'autorizzazione ad allearsi con altri partiti per le elezioni amministrative. La domanda era generica ma lo scopo era specifico: ottenere il via libera per candidati comuni con il Pd. Ecco allora che, a consultazione in corso, Di Maio, il leader grillino che mesi fa ha fatto il passo indietro solo per nascondersi dietro il punching-ball Crimi, ha dichiarato a Repubblica, organo globale della sinistra, che bisognava votare a favore dell'inciucio. E così la piattaforma Rousseau ha decretato con il 59% dei sì che M5S e Pd devono cercare candidati comuni, perché altrimenti si continua a perdere sul territorio, cosa che avviene inesorabilmente da oltre due anni. Quesito secondario era il nulla osta a candidarsi al terzo mandato, per consentire alla Raggi di proporsi per dare il colpo di grazia a Roma. Anche qui il popolo pentastellato si è turato il naso e ha acconsentito. Casaleggio senior si sarà rivoltato nella tomba nel vedere la sua piattaforma di famiglia trasformata nel luogo dell'assassinio dei valori irrinunciabili della sua creatura. Peggio va a Casaleggio junior, che è anche lui morto, almeno politicamente, ma non ha neppure un'urna che lo contenga.

 

 




Come Enrico IV a Canossa - A volerla nobilitare si può definirla realpolitik, ma siccome Di Maio nei panni di von Bismarck ci sta un po' troppo largo, meglio raccontare la vicenda per quello che è: per sopravvivere al fallimento di tutti i propri principi e all'inadeguatezza della propria classe dirigente e dei propri amministratori, M5S ha tradito ogni promessa e si è snaturato, fino a diventare, da movimento anti-casta, partito per tutti gli alleati; finanche per Forza Italia, se i berlusconiani lo volessero, perché nei confronti del Cavaliere e degli azzurri Grillo e Di Maio sono stati sempre più morbidi rispetto agli insulti che hanno riservato negli anni a Pd e Renzi. Con questa mossa M5S punta a confermare la Raggi a Roma e la Appendino a Torino, o più probabilmente a perdere decorosamente nelle due città. In cambio sosterrà a Milano Sala, che in settimana si è recato in pellegrinaggio nella villa toscana di Grillo, a Bibbona, chiedendo al comico guru di non essere scomunicato, un po' come Enrico IV a Canossa. Accadde mille anni fa; ma si sa che i cambiamenti in Italia sono lenti, anzi nulli. Se andrà bene, saranno le prove generali per un'alleanza politica nazionale, quando e se si voterà per il Parlamento, qualora la riforma proporzionale, alla quale stanno lavorando sia piddini sia grillini, non si facesse. Se andrà male, sarebbe auspicabile che per una volta la sinistra si mostrasse coerente e abbandonasse Di Maio e soci al loro destino, anziché varare improbabili portaerei elettorali, per sbarrare la via al centrodestra, che poi naufragano al primo miglio fuori porto e vedono i protagonisti alla deriva in scialuppe di salvataggio.

Grillo disgustato - Grillo vorrebbe un'alleanza organica con i dem. La sua creatura lo ha disgustato e sogna di scioglierla nell'acido progressista. Di Maio spera che gli resti in mano un partito del 12/14% che gli consenta di fare l'ago della bilancia, tanto per lui sinistra o destra non cambia. A differenza di Craxi però, Luigino si fa scegliere, non ha pretese di decidere e timonare. Resta Di Battista, unico vedovo inconsolabile di Casaleggio e del Movimento originario. Era anche il solo ad aver creduto alla favola del limite dei due mandati, e per questo non è oggi in Parlamento. Per ora serve cocktail in spiaggia, che è sempre meglio che bibite allo stadio. Potrebbe dare il la a una scissione, ma serve cazzimma e non basta essere un tribuno di bell'aspetto. La via gliel'ha indicata Paragone, che solo qualche mese fa il Dibba scorrazzava sul sedile posteriore del suo scooterone. Gianluigi è il più furbo di tutti. Gioca solo per sé e ha già fatto un partito anti-Europa che gli permetterà di riavvicinarsi alla Lega e cambiare nuovamente lavoro. Rimane da capire dove finiranno i voti dei grillini contrari all'alleanza sinistra. Non sono pochi, stando ai mugugni che si trovano su internet contro il voto di ieri. Molti se li è presi la Lega, altrettanti sono andati dalla Meloni. Gli altri torneranno a rifugiarsi nell'astensionismo. Avevano scelto M5S per lanciare un vaffa alla politica, ma sono stati i destinatari del vaffa finale da parte dei loro eletti. I grillini sono diventati la scatoletta di tonno che volevano aprire. Chi li vota ancora è il tonno.

 

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