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Laura Castelli, la gaffe della viceministra grillina: "Pd e M5s al governo, è stato un anno meraviglioso"

Alessandro Giuli
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Laura Castelli, beata lei, è entusiasta per l'anno appena trascorso nel nuovo governo. Ha detto proprio così, intervistata dal giornale online Tpi: «Quella di quest' anno è stata un'esperienza entusiasmante, da cui le due forze politiche hanno tratto il meglio». La viceministra all'Economia dei Cinquestelle era seria, oltreché euforica, le sue parole non volevano essere un esercizio di umorismo nero fuori tempo e fuori luogo ma una confidenza sgorgata dal cuore. E di fronte a questo suo stato d'animo, come prima reazione, viene naturale rammaricarsi per i circa 35mila italiani morti incidentalmente di Covid da marzo a oggi e perciò impossibilitati a condividere tale felicità. Per non dire degli altri cittadini che hanno perso un famigliare, un amico, un impiego, parecchie libertà civili e peggio ancora l'invidiabile levità che contraddistingue la Castelli mentre ciancia serena dall'alto delle macerie nazionali custodite dal governo giallorosso.

 

 

Terreno comune? - Stiamo forse esagerando? La frase in questione vorrebbe far parte di un ragionamento politico sul cabotaggio della maggioranza ribaltonista che sorregge il secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. E infatti Castelli prosegue così: «Andando al governo ci siamo presi una grossa responsabilità, sono cambiate anche le nostre vite private. Ma, un anno dopo il giuramento, posso dire che sono tanti i passi fatti nel terreno comune». E tuttavia non è difficile dedurne che il solo «terreno comune» sul quale la viceministra e i suoi colleghi hanno percorso passi da gigante è quello delle rispettive carriere, delle dichiarazioni dei redditi e delle soddisfazioni personali. Potremmo perfino dirci contenti della loro contentezza, ancorché un po' spettrale, se non fosse appunto che tutt' intorno sta languendo un paesaggio di rovine desolate e abitate da un'angoscia pandemica. Ma Laura Castelli non è certo una vox populi, come imporrebbero le fantasticherie pentastellate, nel suo caso si può parlare di una figura disvelatrice, quasi medianica: la bocca della verità profonda che anima i grillini, nascosta e a stento trattenuta come in un sottofondo irrazionale che di punto in bianco si spalanca e lascia fluire una sconsolante inadeguatezza. La ragazza (è poco più che trentenne) si presta da anni a questo ruolo, avendo acquisito una certa notorietà per via di alcune gaffe divenute celebri e foriere di comicità o avvampato imbarazzo. Già prima d'essere promossa ai più alti fastigi istituzionali, nel 2017, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, offrì una maiuscola prova di sé. Interpellata intorno all'eventualità di un referendum sull'uscita dall'euro, incalzata senza pietà dalla conduttrice che annusava l'odore del sangue, la Castelli affastellò sillabe incomprensibili - «ma vede, non è un tema ideologico è un tema tecnico. Il discorso sarebbe lungo e rientra tra l'altro nelle mie competenze» - e la sua reticenza si mutò presto in confusione: «Non si dice cosa si vota».


"Questo lo dice lei" - A quel punto la Gruber assestò il colpo di grazia: «Ma insomma lei non mi ha risposto: voterebbe Sì o No al referendum che propone?». Risposta: «Non lo so». In quel «non lo so» alcuni scorsero il manifesto programmatico della classe dirigente grillina che di lì a poco si sarebbe impadronita del potere. Lei fece del suo meglio per convalidarne l'impressione. Per esempio quando cercò di impartire una lezione televisiva a Pier Carlo Padoan sull'impatto dello spread sui mutui: l'ex ministro di via XX settembre signoreggiava sui numeri con impazienza e lei, ragioniera con laurea triennale in Economia aziendale, provò a surfare sulla materia vischiosa salvo poi uscirsene con un leggendario «questo lo dice lei!».

Tessere e ristoratori - I più risero, in pochi colsero il prologo funesto di un esperimento governativo punteggiato da scivoloni e cadute. La nostra Laura si sarebbe poi esibita in una notevole recidiva sempre con Gruber, in occasione della stampa delle tessere per ricevere il reddito di cittadinanza: non seppe o non volle dire chi e come ne stava stampando a milioni e milioni: «Sono dettagli che vi renderemo noti tutti insieme vi garantisco che usa molto la digitalizzazione». Recentissima è invece la polemica innescata da un suo innocente ma intempestivo invito ad aiutare i ristoratori massacrati dal coronavirus affinché possano trovarsi un altro mestiere. Nulla di più facile, al giorno d'oggi, con 470mila posti di lavoro perduti in tre mesi malgrado il blocco dei licenziamenti. Lei, al riguardo, ha iniziato come addetto alla sicurezza presso lo Stadio Comunale di Torino, come risulta dal curriculum vitae ministeriale: è sempre meglio che fare il bibitaro al San Paolo di Napoli e soprattutto spiega benissimo l'entusiasmo dei grillini sopravvissuti ma ben pasciuti dopo due anni a Palazzo Chigi.

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