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Giuseppe Conte, rimpasto di governo imposto dal Pd. La voce: "Chi salta", la tripletta di Salvini

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C'è aria di rimpasto. "Di tutto questo parleremo ovviamente dopo le elezioni. Per quanto mi riguarda siamo concentrati su due cose: il referendum e il Recovery fund", minimizza  il Ministro degli esteri, Luigi Di Maio - a Matera per partecipare ad un'iniziativa elettorale - a chi gli chiedeva un commento alle parole del vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che aveva parlato di un "tagliando" per il Governo. "Il 20 e il 21 settembre col referendum", ha continuato Di Maio, "tagliamo 345 parlamentari, un fatto storico. Il secondo tema è il Recovery fund: abbiamo 200 miliardi da spendere in poco tempo, in pochi anni, per risollevare l'economia italiana. Su questo c'è un fortissimo interesse da parte dei cittadini". E anche Ettore Rosato (Idv) anch'egli a Matera ha sottolineato come sia "necessario che la squadra sia adeguata: evidentemente una riflessione va aperta".

 

 

 

 

Ma quali sono le poltrone che ballano? Di fatto, si ipotizza un trionfo indiretto di Matteo Salvini, visto che i nomi dei più traballanti sono proprio quelli più criticati dal leader della Lega. E non è un caso. Il ministro della Scuola Lucia Azzolina è l'anello debole del governo, il suo è un nome di quelli che viene indicato come tra i primi a saltare. Al suo posto sembra scalpiti da tempo Maria Elena Boschi. Balla anche il ministro di Alfonso Bonafede, Giustizia, che non ha azzeccata una su tutte la scarcerazione dei mafiosi. E ancora Paola De Micheli per la gestione controversa sulle concessioni ad Autostrade per l'Italia, al suo posto si pensa ad un ritorno di Graziano Delrio.  Rischia anche Riccardo Fraccaro, che ministro non è ma è come se lo fosse per la pesante casella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel governo Conte II con funzioni di segretario del Consiglio dei Ministri.  Così come Luciana Lamorgese per il collasso dell'hotspot di Lampedusa e la gestione tardiva della questione sbarchi.
 

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