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Sondaggio, il centrodestra cresce contemporaneamente: "Un evento raro, un miracolo"

Fausto Carioti
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Una sorta di miracolo. Quel centrodestra che non si sa se sia vivo o morto, che tira avanti tra uno sgarbo, una minaccia e un furtarello di deputati al compagno di banco, che è minoranza in parlamento e rischia di esserlo sino al marzo del 2023, insomma il travagliato centrodestra di Salvini, Meloni e Berlusconi, ha il vento in poppa nei sondaggi. E a godere del momento magico, in questa fase, sono tutti i suoi partiti, evento rarissimo nell'attuale legislatura. C'è una spiegazione, anzi due. La prima è che Giuseppe Conte e i suoi ministri hanno finito tutti gli alibi che gli italiani avevano generosamente concesso loro durante la prima ondata della pandemia. La squadra di governo sta crollando nella testa e nel cuore degli elettori, zavorrando il Pd, i Cinque Stelle e le altre liste dell'alleanza. Meno voti (potenziali, s' intende) per i giallorossi, più voti per l'opposizione.

La seconda ragione è che la diversità tra Forza Italia da un lato e Lega e Fratelli d'Italia dall'altro, evidente soprattutto dinanzi ai temi europei, produce malumori e tensioni, ma consente ai tre "prodotti" politici di attirare un'ampia varietà di elettori, dal moderato che altrimenti voterebbe per Matteo Renzi a chi vuole vedere l'Italia fuori dall'Unione europea. In altre parole, piaccia o meno, quando Silvio Berlusconi sostiene che senza il suo partito «non ci sarebbe il centrodestra, ma solo una destra che non potrebbe né vincere né governare», dice una cosa che la matematica e la politica confermano.

 

 

QUESTIONI DI EQUILIBRIO
 Non ci sono solo vantaggi, ovviamente: essere diversi funziona finché le distanze non lacerano la coalizione e i singoli partiti, e ciò che succederà dentro al caravanserraglio chiamato Forza Italia ancora non si sa. Già prima del voto sulla riforma del fondo europeo salva-Stati, in calendario mercoledì, potrebbero esserci addii importanti. Intanto, però, le tre sigle crescono insieme. Si andasse ai seggi oggi, la Lega prenderebbe il 24% dei voti, Fratelli d'Italia il 16,1% e Forza Italia il 7,3%. Insieme al partitino di Giovanni Toti (Cambiamo!), valutato attorno all'1%, arriverebbero al 48,5%. Dopo la lunga galoppata di Giorgia Meloni (Fdi alle Europee aveva preso il 6,5% e da allora non si è più fermata), stavolta sono il Carroccio (+0,3% in due settimane) e gli azzurri (+0,5%) a fare un salto in avanti. È la storia che raccontano i numeri più attendibili, ricavati dal portale Youtrend calcolando la "supermedia" dei sondaggi fatti dai principali istituti.

E il risultato della somma, quel 48,5%, è alto quanto basta da consentire a un'alleanza elettorale di centrodestra di ottenere la maggioranza dei parlamentari con qualunque legge si vada a votare. Ciò non significa, però, che i sistemi elettorali siano tutti uguali: il meccanismo proporzionale che intendono introdurre i partiti di governo garantirebbe ai loro avversari margini di vittoria minimi, assai più ridotti di quelli che si avrebbero usando il sistema in vigore.

SINISTRA IN STALLO
I giallorossi, intanto, annaspano al 41,7%, cioè quasi 7 punti al di sotto della pattuglia conservatrice, sovranista e moderata. Alla nascita dell'attuale esecutivo, nel settembre 2019, l'alleanza che lo sorregge aveva appena lo 0,4% in meno del centrodestra, e ciò che ha perso nel frattempo la dice lunga su ciò che pensano gli italiani del modo in cui i Cinque Stelle e le forze di sinistra si sono comportati durante l'epidemia. Il Partito democratico nelle ultime due settimane rimane immobile al 20,4% e vede così la Lega allontanarsi: il grande sorpasso sognato da Nicola Zingaretti può considerarsi fallito. Pure i grillini non si schiodano dal 15% (2 punti sotto al disastroso risultato delle Europee) e restano staccati da Fdi. I renziani continuano a stentare attorno al 3,2%, ma i loro alleati di La Sinistra, raggruppamento che comprende i cespugli di Nicola Fratoianni e Pier Luigi Bersani e al quale fa capo Roberto Speranza, cedono lo 0,3% e scendono al di sotto di Italia Viva. Le pessime figure rimediate in Calabria, e non solo, hanno fatto capire agli elettori quanto valga davvero il ministro che dovrebbe difendere la nostra salute. 

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