Cerca
Logo
Cerca
+

M5s, il sospetto: non è che il Pd fa il doppio gioco sui "responsabili"?

I ministri Pd e Conte

Francesco Specchia
  • a
  • a
  • a

Conte è sempre sull’orlo di una crisi di nervi ma la sfanga e sale al Quirinale; l’arruolamento dei “costruttori di pace”, nonostante l’intervento delle truppe mastellate e del reclutatore dai passi perduti Franceschini, non ha funzionato come doveva; Renzi si butta all’opposizione ma non troppo. Ma ecco che nello scenario post-crisi di governo, nelle pieghe del vertice di maggioranza riunitosi ieri, affiora un sospetto. Non è che il Pd vuole mettersi in saccoccia il premier?

La voce comincia a circolare tra i parlamentari 5 Stelle, con educata circospezione, leggendo l’editoriale sul Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, nell’interpretazione che ne ha data il sito Dagospia: “C’è del marcio nel Pd e l’ha capito anche Marco Travaglio”. Dopo la conta in Senato, che ha visto Conte uscire, per un pelo, ancora alla guida di Palazzo Chigi ma con una maggioranza più debole della precedente e evidentemente ostaggio degli astenuti di Italia Viva, Travaglio ha analizzato il (non) ruolo dei dem nella caccia ai responsabili: “Possibile che in quattro giorni il Pd non sia riuscito a riconquistarne nemmeno uno in Senato?”. Già. Possibile che il partito democratico, storicamente da sempre dotato di sherpa abili mediatori -pari solo a quelli della Forza Italia dei bei tempi- non si sia impegnato per assegnare solidi puntelli al governo? Scrive il direttore Travaglio: “L’impressione è che una parte del Pd sperasse di sfregiare il premier, per tenerlo in piedi ma zoppo e forzargli la mano in vista di un rimpastone o addirittura di un nuovo governo con chi scalpita all’uscio di Palazzo Chigi, magari al posto di ottimi ministri come la Lamorgese”. Cioè: non è che Zingaretti, con quella espressione da fratone, pensi in realtà ad un Conte-ter che incardini nei posti-chiave del governo altri tonanti miliziani piddini? Non è che lo scarso, quasi finto entusiasmo dei dirigenti del Pd nasconda il tentativo di soverchiare il Premier e di dirigerne a sinistra la linea governativa pazzerellona (è il caso del viceministro Misiani che, l’altro giorno a L7 a Omnibus, formalmente, per carità, sosteneva Conte; ma non sprizzava esattamente d’entusiasmo come ha faceva notare la conduttrice Alessandra Sardoni agli ospiti colà assisi)? Travaglio insinua il dubbio.

Da sempre l’opinione del direttore del Fatto, tifoso del premier, marchia l’immaginario dei maggiorenti del Movimento. A questo s’aggiunga una battuta sibilante dal sen fuggita di Enrico Mentana –“Qualcuno non ce la racconta giusta”- ; e subito ecco partire il soffuso tam tam dei grillini sul fuoco amico dal Nazareno. Eppure, ufficialmente, le cose dovrebbero essere chiare.  Giuseppe Conte, i leader e i capi delegazione delle forze di maggioranza hanno deciso di “andare avanti con il percorso di rafforzamento della maggioranza e la scrittura del nuovo patto di legislatura”; che non si sa bene cosa significhi ma probabilmente si tratta di distribuzione di posti e varo della nuova legge elettorale in senso proporzionale per blandire i partiti più piccoli. Si va avanti e si cercano volontari per tenere incollato il governo. Ma, nonostante il presidente della Repubblica Mattarella abbia fatto ventilare un tempo necessario all’uopo di una quindicina di giorni, nella riunione di vertice “non si sarebbe indicato un termine per concludere questo processo. Il premier Conte affronta ora la strada in salita della fase 2 dopo la stretta fiducia al Senato”, scrivono le agenzie. Come al solito con Conte non è chiara la tempistica.  Sono chiari invece, altri punti. Renzi, lo sconfitto ma non troppo (poteva non astenersi, e far cadere il governo) dichiara che Iv all’opposizione voterà provvedimenti “volti all’interesse del Paese”, come i ristori. Epperò, per dire, voterà contro ogni proposta, pensiero, opera del ministro della Giustizia Bonafede.  Sugli stessi ristori e sullo scostamento di bilancio comprensivo di parecchie “mancette” anche per il centrodestra, Conte avrà senz’altro il voto dell’opposizione. La Commissione Europa, attraverso Ursula Von Der Leyen chiede all’Italia di smettere di traccheggiare e mostri la stabilità necessaria a redigere un Recovery Plan non fatto con i piedi, come lo era la bozza del documento prima dell’intervento di Renzi, etc…

 

 

 

 

Dai blog