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Matteo Salvini, "qual è il partito di Mario Draghi". La confidenza illuminante: perché la Lega andrà al governo

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"Sai qual è il partito di Mario Draghi? È il "partito del Pil", fortissimo soprattutto dentro la Lega, contando gli elettori e i grandi amministratori locali. Sulla base di questo ragionamento, Matteo Salvini ha detto sì al premier incaricato, spinto dai consigli di Giancarlo Giorgetti ma pure di Luca Zaia, governatore del Veneto che quel "partito del Pil", tradotto spesso anche in "partito del Nord", lo conosce molto bene e da vicino. C'è una parte del Paese che non guarda alle ideologie o ai nomi di partito ma bada al sodo, alla credibilità e ai fatti. In questo senso, Draghi è garanzia di serietà e idee chiare. E la Lega non si può tirare indietro, soprattutto in mancanza di una valida alternativa. 

 

 

 

Certo, ora ci sarà da pedalare perché è sui temi concreti e centrali, come quello dell'ambiente e delle politiche green (uno dei punti-chiave del Recovery Plan), che si misura davvero la distanza tra le anime di questa possibile maggioranza Arlecchino. Beppe Grillo ha chiesto per il Movimento 5 Stelle il "ministero della transizione ecologica", super-dicastero che assemblerebbe Ambiente e Sviluppo economico. Una posta in gioco enorme, anche in termini di "portafoglio" e risorse economiche da controllare. "Draghi la pensa come noi: va bene l'ambientalismo ma senza ideologie", ha subito chiarito Salvini, delimitando in qualche modo il campo.

 

 

 

E sulla Stampa l'ex viceministro leghista Edoardo Rixi punta non a caso il dito contro il suo ex capo, il grillino Danilo Toninelli: "Bloccava ogni iniziativa, non nominava i commissari. Sono ancora fermi 14 miliardi di investimenti privati, nessuna iniziativa fino ad oggi sull' alta velocità, i corridoi europei, la Gronda, l'Ilva. Ecco, Draghi non è Conte: ha l'autorevolezza di mandare avanti tutti i nodi non risolti per crescere il Pil e creare occupazione. Per questo io sono d' accordo con Salvini che dobbiamo partecipare al governo Draghi". E la stessa pressione verrebbe dal Pd: "C'è un mondo economico emiliano-toscano che non vede l'ora di mettersi a lavorare", avrebbe sottolineato Salvini agli altri leghisti. 

 

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