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Giorgia Meloni cerca il 5% in più: il no a Draghi e il sogno di superare i voti della Lega di Salvini

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Giorgia Meloni non tradisce alcuna incertezza per la scelta fatta. quella di non entrare nella maggioranza eventuale del governo Draghi. Ricorda ai suoi di Fratelli d'Italia, nonostante le tante pressioni che riceva per farle cambiare idea, che questo scenario le ricorda quello del bivio del 2018, quando la Lega aveva deciso di andare al governo col M5S. "Ho un limite: se una cosa a me non convince io non riesco a farla. E l'operazione Draghi a me non piace affatto, la trovo distonica rispetto alla mia e alla nostra storia", ha spiegato a quelli del suo partito. La differenza rispetto al 2018 è che adesso ho dalla mia parte il cento per cento dei parlamentari e del gruppo dirigente. E poi non dimentico che Fdi nasce dal governo Monti, contro la politica del Loden che piaceva a tutti tranne che a noi".

 

 

 

 

I sondaggi però dicono che un trenta per cento degli elettori è in dubbio sula scelta di restare fuori: "Ma di fronte a questo bombardamento mediatico del mainstream , se due elettori su tre hanno capito la mia scelta, per me è un risultato straordinario", riflette comunque la Meloni con i colleghi di partito. Niente di personale con il professore Draghi: "Incontro molto cordiale, gli ho detto: noi siamo un partito di patrioti. Se le vostre proposte ci convinceranno, noi le voteremo senza chiedere niente in cambio. Insomma, se farà davvero il bene dell'Italia si ritroverà con un partito d'opposizione del quale potrà fidarsi più che di uno della sua maggioranza. Faremo da sentinelle".

 

 

E chi le fa notare che sembra strano che la presidente dei Conservatori europei chiuda la porta all'esecutivo dell'europeista Draghi, risponde: "Nessuna contraddizione. I Conservatori includono 44 partiti occidentali che non hanno mai governato con la sinistra. Io non ho bisogno di un riconoscimento internazionale per uscire dall'isolamento, non sono affatto isolata. Perché il governo può fare bene e può anche andare male. E il fatto che almeno un partito di centrodestra sia fuori è una garanzia per tutti gli alleati, in vista del voto: poi, degli elettori che non si riconoscono in questa esperienza che ne facciamo? Li trasformiamo in extraparlamentari?". Anche perché il vero obiettivo della Meloni  è conquistare quei 4-5 punti percentuali che la porterebbero attorno al 20 "e se la Lega di converso li perdesse: si consumerebbe il sorpasso, anche nella candidatura a premier del centrodestra", scrive Repubblica. "Rispetto la scelta di Giorgia - dice Salvini a Radio24 - Probabilmente se avessi dovuto fare solo l'interesse del mio partito, avrei potuto anch' io dire di no a priori. Ma è un momento importante per l'Italia che merita amore, sforzo e coraggio di tutti", ha spiegato invece convinto il leader del Carroccio. 

 

 

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