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M5s, Nicola Morra: "Voterà contro Mario Draghi". Fiducia in Senato, rumors dall'aula: raffica di espulsioni

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"Al 99% voterò contro il governo di Mario Draghi". Il senatore Nicola Morra conferma il travaglio del Movimento 5 Stelle, a un passo dalla scissione ufficiale in Parlamento e forse anche fuori. Nel giorno del voto di fiducia al nuovo premier e alla sua squadra di governo, il presidente della Commissione antimafia (storicamente molto vicino ad Alessandro Di Battista) prima di entrare a Palazzo Madama anticipa la propria posizione, che potrebbe essere comune a una ventina di colleghi pentastellati. 

"Lo sa che rischia di essere espulso dal Movimento?", lo incalzano i giornalisti ricordandogli quanto detto dal reggente politico dei 5 Stelle, Vito Crimi. Se i no saranno "non decisivi" per gli equilibri della maggioranza e dello stesso movimento, infatti, si andrà avanti con la linea dura. "Infatti non vengo qua sereno - ammette Morra -, questa è una svelta che ci sta lacerando, è inutile nasconderlo". "C'è chi sospetta che lei voglia andare all'opposizione per mantenere la poltrona della commissione Antimafia, che deve andare all'opposizione", è la domanda diretta di fronte alla quale Morra, di fatto, svicola.

Secondo indiscrezioni, in Aula ci potrebbero essere ulteriori sorprese visto che i rumors riferiscono che di quei 20 no "chiacchierati", alla resa dei conti mercoledì sera ce ne sarebbero di sicuri solo 10, o forse meno. Proprio per questo, come detto, chi devierà il percorso non potrà che essere deferito al collegio dei probiviri, anticamera dell'espulsione. Come Morra, si è espresso Emanuele Dessì: "Voglio prima ascoltare cosa dirà il presidente Draghi, poi deciderò tra il no e l'astensione. L'unica cosa certa è che non voterò sì alla fiducia".

Il problema dissidenti esiste anche alla Camera, ma con i numeri del gruppo a Montecitorio la fronda interna sembra preoccupare molto di meno. Anche perché un altro big è uscito allo scoperto sull'appoggio a Draghi. E non era scontato, visto che si tratta di Alfonso Bonafede: "Voterò la fiducia perché, nonostante tutte le legittime e giuste perplessità su questo governo e sulla gestione interna del percorso che ci ha portati a questo punto, sono convinto che il MoVimento adesso debba rimanere unito se vuole mantenere la forza per presidiare le nostre riforme e i nostri valori". Ma, avverte l'ex Guardasigilli, finito al centro del braccio di ferro tra Conte e Renzi, "non si tratta di una fiducia in bianco, questa premessa deve essere chiara se vogliamo recuperare un 'peso' politico che, a parte l’istituzione del ministero della Transizione ecologica, si è eccessivamente ridimensionato".

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