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M5s, ufficiali le espulsioni: addio a Lezzi, Morra e ribelli. Beppe Grillo: "I grillini non sono più marziani"

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Sono stati espulsi dal Movimento 5 Stelle i 15 senatori grillini che ieri hanno votato no alla fiducia a Mario Draghi. Ad anticiparlo era stato il capo politico Vito Crimi questa mattina su Facebook, scatenando così una guerra tutta interna al M5s. Crimi ha spiegato che in Aula la gran parte dei pentastellati ha votato sì e “lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell'orientamento emerso in seguito all'ultima consultazione, dove la maggioranza degli iscritti si è espressa a favore”.

 

 

 

I dissidenti, quindi, sarebbero venuti meno all’impegno di rispettare le indicazioni di voto espresse dalla base del Movimento su Rousseau. Tra i ribelli espulsi ci sono, per esempio, alcuni big come Barbara Lezzi e Nicola Morra. La spaccatura all’interno della compagine grillina è così grave che potrebbe addirittura finire in tribunale. Stando a quanto riporta l’Adnkronos, infatti, diversi tra gli espulsi starebbero valutando di ricorrere alle vie legali contro quella che reputano un’ingiustizia. Arrivando anche a chiedere un risarcimento per danno di immagine. "C'è il quesito 'truffaldino' che è stato sottoposto alla base - dice uno dei senatori all'Adnkronos - ma anche una serie di altre questioni. Per dirne una: il nostro Statuto mette nero su bianco che il voto di fiducia va dato a un premier espressione del Movimento, vi sembra che Draghi lo sia?".

 

 

 

Nelle ultime ore, intanto, è tornato a farsi sentire il garante e fondatore dei 5 Stelle, Beppe Grillo, che sul suo blog ha scritto un post alquanto bizzarro: “Oggi, alle 21,55 la sonda Perseverance atterrerà su Marte. Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente alla Camera dei deputati. I Grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani”. Parole che suonano come una nuova presa di posizione a favore del premier Draghi. Ma anche un chiaro riferimento alla votazione di fiducia di questa sera alla Camera. A Montecitorio, comunque, sarebbero già una ventina i deputati che starebbero valutando il voto contrario.

 

 

 

 

 

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