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Mario Draghi chiude tutto, non il becco a Salvini: il peso delle 22mila imprese scomparse

Matteo Salvini  

Lorenzo Mottola
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«Che continuare a tenere chiuso sia pensabile o impensabile dipende esclusivamente dai dati a disposizione», ha detto venerdì Mario Draghi riguardo allo scontro in corso nella maggioranza sulle riaperture dopo Pasqua. Tra i "dati a disposizione", però, ci sono anche questi: 22mila imprese già scomparse dall'inizio dell'epidemia, con 243mila posti di lavoro persi, a causa delle misure di sicurezza imposte per tentare di contenere il virus. Era tutto necessario? Le norme anti-Covid sono state calibrate alla perfezione? Molti esempi suggeriscono di no e anche nella comunità scientifica in tanti iniziano a nutrire dubbi sull'efficacia dei lockdown duri (addirittura dannosi, secondo la ricerca di un'università scozzese che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa su Libero). Di riflesso, anche la politica si divide e sicuramente tra gli scettici possiamo annoverare il leader della Lega. 

 

 

 

Zittito? 

"Draghi zittisce Salvini", titolavano alcuni giornali ieri a proposito del dibattito in corso. In realtà Matteo non è mai stato in silenzio: già in mattinata è tornato a parlare e le sue idee non sono cambiate: «Se dopo Pasqua la situazione sanitaria in tante città italiane sarà tornata tranquilla e sotto controllo, secondo voi sarà giusto riaprire bar, ristoranti, scuole, palestre, teatri in sicurezza? Secondo me sì. Il sostegno più utile e importante, è tornare al lavoro». Insomma, il Capitano contesta i piani di Palazzo Chigi (che al momento sembrano un brutto sequel dei già orrendi film di Giuseppe Conte). In particolare per quanto riguarda l'eliminazione delle zone gialle: se le cose migliorano, perché non prevedere misure più leggere? «I rapporti con Draghi restano ottimi», assicurano fonti del partito. Però ci sarà da discutere: «Come è impossibile immaginare delle aperture senza conoscere i dati, con lo stesso metro di giudizio non si possono neanche immaginare delle restrizioni». Nella Lega c'è chi lo definisce il "partito del terrore" Speranza-Franceschini, che «in modo semplicistico punta a risolvere il problema dei contagi tenendo tutto chiuso». Il Carroccio, invece, spera che i contagi calino, anche grazie al maggior numero di vaccinati e alle restrizioni di questi giorni: «Ecco perché immaginiamo che nelle prossime settimane si possano prevedere delle ragionevoli aperture nei territori dove il virus è meno aggressivo».

 

 

 

Il vertice 

Salvini lavora per convincere gli altri esponenti della maggioranza prima del Consiglio dei ministri di martedì. Con il Pd c'è poca speranza. Enrico Letta si diverte a provocare: «Vedo la Lega in difficoltà, gli atteggiamenti di Salvini sono quelli di chi non sa come prendere questa situazione». E Matteo replica: «Letta è uno che passa il tempo a incontrare le sardine, a lottizzare e a chiedere lo Ius Soli». Forza Italia punta a un compromesso, dando un piccolo segnale rivolto alle categorie più colpite, per esempio con l'apertura dei ristoranti a pranzo. Molto dipenderà dalla riunione tra governo e Regioni di domani. Palazzo Chigi pare aver già scelto la linea dura: fino a maggio tutto il Paese sarà arancione o rosso. Un rigore forse inutile. Un lavoro pubblicato nei mesi scorsi e promosso dall'Associazione italiana di Epidemiologia ha dimostrato che l'effetto delle misure imposte in zone gialle e arancioni è molto simile. I ricercatori, nel mese successivo al "debutto" del sistema colore, hanno messo a confronto i tassi di incidenza di infezione registrati in 11 regioni. «Solo le rosse hanno avuto un declino importante e omogeneo dell'incidenza di Covid-19». In altre parole, si corre il rischio di chiedere sacrifici inutili. A supportare le tesi di Salvini sulle chiusure, poi, c'è un altro elemento: l'epidemia sembra rallentare. Il bollettino di ieri ha visto un netto calo dei decessi: ieri sono stati 380, contro i 457 del giorno precedente. La percentuale di positivi rispetto ai tamponi effettuati resta bassa: 6,8% del totale. A influenzare Draghi, però, potrebbero essere altri fatti: in Europa quasi tutti i Paesi sono ancora "chiusi", a partire dalla Germania. L'unica nazione in controtendenza è ovviamente il Regno Unito, ovviamente grazie ai vaccini. Boris Johnson è convinto che la Gran Bretagna sia quasi fuori dalla crisi: «Tra qualche giorno potremo tornare tutti al pub». Beati.

 

 

 

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