Giuseppe Conte, il retroscena sulle telefonate quotidiane con Bettini, D'Alema e il Pd: per conto di chi lavora?

giovedì 22 aprile 2021
Massimo D'Alema

Massimo D'Alema

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Giuseppe Conte passa gran parte del suo tempo a parlare al telefono sul futuro assetto dell'M5s. Si dice comunque "pronto" e tra una settimana presenterà il suo progetto di rifondazione del M5S. "Ha intessuto lunghe e profonde conversazioni telefoniche con Goffredo Bettini, amico e stratega del Pd, con il segretario dem Enrico Letta, con il vice Peppe Provenzano, con l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema, con il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, Pd anche lui", scrive la Stampa.

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Situazione che ha creato musi lunghi del M5S. "Risponde al Pd e non a noi", fanno sapere. Accanto a Conte i collaboratori più fedeli: il portavoce Rocco Casalino, Maria Chiara Ricciuti, il social media manager Dario Adamo e a loro ha fatto sapere: "Il M5S deve diventare un partito a tutti gli effetti". Per lui ora il problema sono Alessandro Di Battista e Casaleggio jr. Oggi, giovedì 22 aprile, scadrà infatti l'ultimatum fissato da su Rousseau.O saldano i conti quelli dell'M5s o sarà divorzio doloroso.

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Nel secondo caso Casaleggio vuole portarsi via software e database con le centinaia di migliaia di iscritti del M5S.  Conte sta cercando di evitare di finire coinvolto in una causa e opta per una mediazione ragionevole. Ma a questo punto aspetterà la mossa di Casaleggio e  poi agirà. "Ci siamo, prossima settimana presenterò statuto e carta dei valori", ha comunque fatto sapere. Anche perché il 29 aprile, l'ex premier parteciperà al primo appuntamento di Agorà, il think tank di Bettini. Con lui ci sarà Letta e la vicepresidente dell'Emilia-Romagna Elly Schlein. Aperto anche un confronto con i sondaggisti che lo hanno convinto a superare le riluttanze verso la formula "né di destra né di sinistra", "perché rimane comunque una fetta di elettorato del M5S che non è stata stregata da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini, ma che resta in un'area ideologica più vicina al sovranismo", scrive sempre la Stampa.