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Ddl Zan, l'incontro tra Mario Draghi e Giorgio Napolitano prima dell'intervento al Senato: le ragioni della mossa

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Per Mario Draghi la Costituzione è sempre stata la sua bibbia laica; "libera Chiesa in libero Stato". È rimasto stupito, infatti, dalla Nota verbale inviata al governo senza un minimo di preavviso. Nessuno aveva mai accennato all'intenzione della Segreteria di Stato di formalizzare il suo dissenso su una legge, la Zan, per di più ancora in itinere. Draghi non si aspettava un atto di tale portata non accadesse senza una comunicazione informale preventiva. Ha deciso così di fare quadrato intorno alla laicità dello Stato, Con il capo dello Stato Draghi concerta ogni mossa. Ed è con on lui che si è confrontato sul contenuto dell'intervento tenuto al Senato. "Mettere in dubbio che una legge italiana possa violare i principi costituzionali è mettere in dubbio il presidente della Repubblica", scrive Repubblica interpretando il pensiero del premier.

 

 

Draghi ha anche incontrato Giorgio Napolitano con l'idea di creare una "tela da stendere intorno alle istituzioni democratiche. Una fermezza che ha finito per impensierire la Santa Sede, preoccupata di aver incrinato oltre le attese le relazioni con l'esecutivo italiano. E perciò pronta, nelle interlocuzioni con palazzo Chigi, a minimizzare l'accaduto, ridimensionandolo a normale scambio diplomatico. Ma Draghi non si è fermato qui. Attraverso i suoi collaboratori ha sollecitato le forze politiche a stare tranquille, non alzare i toni in un frangente tanto complesso", scrive ancora Repubblica.

 

Giorgia Meloni e Matteo Salvini infatti, sul ddl Zan, hanno deciso di non affondare il colpo come invece hanno fatto in passato. Hanno deciso di preocedere ad un confronto per individuare, pur nell'autonomia del Parlamento, una soluzione di compromesso con gli altri partiti. Soluzione alla quale ha lavorato anche il segretario del Pd Enrico Letta. Deciso a difendere la legge scritta da un esponente del suo partito, "i cui contenuti ha illustrato in vari colloqui con esponenti della Cei e della Santa Sede. Ai quali ha spiegato che gli argomenti giuridici della Nota vaticana non sono convincenti. In sintonia con il presidente del Consiglio", conclude Repubblica.

 

 

 

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