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Quirinale, il trucco dei parlamentari per tenersi i soldi: ecco perché la crisi di governo ora è possibile

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Via libera al voto anticipato: i parlamentari potranno eleggere il prossimo presidente della Repubblica senza il timore di perdere la pensione. Il retroscena di Francesco Verderami, sul Corriere della Sera, illumina su una svolta maturata in gran silenzio e che potrebbe così cambiare le carte in tavola per il Quirinale, a fine gennaio. "Il Parlamento riconoscerà a deputati e senatori il diritto a ottenere la pensione anche nel caso in cui la legislatura dovesse terminare prima dei fatidici '4 anni 6 mesi e un giorno'", che è il limite fissato oggi dai regolamenti interni per riscattare la previdenza", scrive il retroscenista.

 

 

 

 



A sostegno di questa decisione, due sentenze del Consiglio di giurisdizione di Montecitorio e dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama, gli organismi che regolano "in autonomia" (in gergo parlamentare, è l'autodichia) la vita degli onorevoli e che faranno felici proprio i "peones", i pesci piccoli del Parlamento sicuri di non essere più ricandidati e che dunque intendono scongiurare in ogni modo il ritorno alle urne. Sono, per intenderci, quegli stessi "responsabili" che avevano provato a tenere in vita il premier Giuseppe Conte promettendo il sostegno al Conte Ter (poi abortito) e che minacciano ora di essere dei franchi tiratori, in grado di sabotare anche l'eventuale elezione del premier Mario Draghi al Colle in un estremo tentativo di congelare la legislatura corrente e "salvare" la pensione. 

 

 

 

 

 

In realtà gli uffici legislativi di Camera e Senato sarebbero al lavoro sul tema da tempo non sospetto, si parla di novembre 2020, ma che in ogni caso in questa congiuntura storico-politica cade a fagiolo. Per avere tutta la pensione a cui avrebbero diritto, i parlamentari non devono più aspettare la scadenza temporale, ma basterà pagare di tasca propria i contributi dei mesi mancanti, "quelli a loro carico e anche quelli a carico dell'Amministrazione".

 

 

 

 

 

 

Una riforma "a costo zero" per le casse dello Stato, insomma, che sulla carta dovrebbe sanare la "difformità di trattamento" tra i parlamentari italiani e quelli europei e scongiurare proprio il rischio di condizionamento di deputati e senatori, le cui scelte sarebbero condizionate dal rischio di perdere la pensione per una manciata di settimane. 

 

 

 

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