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Sondaggi, "Draghi fa male al centrodestra": le cifre che segnalano un'inversione di tendenza

Tommaso Montesano
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 Il vantaggio c’è ancora. Anzi, rispetto all’ultima rilevazione - del 12 novembre - c’è stato un mini allungo: di 0,4 punti. Un esito figlio del piccolo guadagno del centrodestra, passato dal 46,9 al 47%, e del calo del centrosinistra, sceso dal 40,7 al 40,4%. Ma quello che turba i leader della coalizione composta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, alla vigilia del duello parlamentare per la scelta del successore di Sergio Mattarella, è quello che nel gergo dei sondaggi - a maggior ragione in quelli politico - elettorali - si chiama «trend». Ovvero la tendenza. E questa, al di là del piccolo rimbalzo resgistrato negli ultimi giorni, non è positiva per il centrodestra. Perché da quando è entrato in carica il governo presieduto da Mario Draghi - era il febbraio di quest’anno - l’alleanza nel suo complesso ha perso via via consensi. I numeri non mentono. Scorrendo il grafico elaborato da Dire e Tecnè all’indomani del varo dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce, si scopre che il 13 febbraio il centrodestra sul mercato elettorale valeva il 53,1%.

 

 

Da allora è iniziata una lenta, ma costante discesa, fino al piccolo rimbalzo di qualche giorno fa. In oltre otto mesi di esecutivo draghiano, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno lasciato sul terreno, complessivamente, oltre sei punti percentuali.Questo a prescindere dalle performance dei singoli partiti, visto che quando si tratterà di presentarsi davanti agli elettori per le Politiche, sarà l’intera coalizione a essere valutata. Viceversa a sinistra, dove la fine del governo Conte bis era stata vissuta con preoccupazione, dopo un inizio stentato l’avventura nel governo Draghi ha portato solo benefici. E a testimoniarlo non sono solo i risultati del voto nelle grandi città, che in autunno hanno premiato il Pd e i suoi alleati a Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli. L’andamento delle rilevazioni settimanali di Dire e Tecnè certifica che i giallorossi sono cresciuti di 6,4 punti rispetto all’inizio dell’avventura governativa. Insomma, il governo Draghi fa bene al centrosinistra e male al centrodestra.

 

 

Almeno finora. Si evince qualcosa anche dal borsino dei singoli partiti. In testa, adesso, c’è il Pd, che raccoglie il 20,3% dei consensi. Sono lontani i tempi in cui era la Lega a occupare il primo posto: adesso il Carroccio è scivolato addirittura al terzo, con il 18,4% delle intenzioni di voto, superato anche da Fratelli d’Italia, che occupa il secondo posto con il 19,9%. Proprio la formazione di Matteo Salvini è quella che sta pagando di più, in termini di bottino elettorale, dalla partecipazione a un esecutivo di larga coalizione con Pd, M5S e LeU. A proposito di grillini, il movimento guidato da Giuseppe Conte occupa il quarto posto, con il 16,1% dei voti. Mentre Forza Italia il quinto, con il 7,6%. A seguire si collocano Azione di Carlo Calenda (3,8%), Italia Viva di Matteo Renzi (2,3%) e Sinistra italiana-Articolo 1, la formazione del ministro della Salute, Roberto Speranza (2%). Il sondaggio testa anche, ogni settimana, la fiducia che gli italiani nutrono nei confronti del presidente del Consiglio. Draghi, che all’atto dell’ingresso a Palazzo Chigi era apprezzato dal 61% degli intervistati, oggi gode del gradimento del 64,6% degli elettori. Tuttavia nel mese di novembre, dopo il 66,2% toccato a fine ottobre, si è registrato un lieve calo che continua ancora adesso.

 

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