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Gazzetta ufficiale, agguato al governo: "Dovete vergognarvi", il clamoroso caso del testo modificato

 Mario Draghi

Salvatore Dama
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Poche righe. Aggiunte in rosso, perché fossero il più possibile evidenti. In cui i burocrati del ministero delle Infrastrutture non solo prendono le distanze platealmente da una legge dello Stato. Peggio: si rifiutano di pubblicarne un pezzo (gli allegati) criticando malamente i ministri firmatari. Un testo indigeribile, dicono nell'atto di accusa applicato sul file pdf con un editor digitale e poi lasciato lì, su una pagina web del ministero di Enrico Giovannini. Non in evidenza, ma neanche nascosto bene. Tanto che il testo finisce nelle mani di Franco Bechis. Il direttore de Il Tempo effettua le opportune verifiche e poi decide di rilanciare il caso. È una roba che non si era mai vista prima. E infatti, dopo poche ore, il documento sparisce. Cliccando sull'indirizzo della pagina, il browser dà errore: il file è stato rimosso.

Ma che c'era scritto in quel documento? Si tratta di una pagina della Gazzetta Ufficiale, che è il luogo (cartaceo e digitale) dove vengono pubblicati tutti gli atti ufficiali della Repubblica. Le pagine sono consultabili in versione analogica e digitale. Si fanno delle stampe virtuali - i pdf, appunto - e poi vengono condivisi sui siti istituzionali e non. Insomma, ovunque ci sia interesse per questa o quella norma. Si possono modificare i file? Evidentemente sì e non ci vuole una laurea in informatica. Basta un software di editing e si aggiungono note, cancellature, sottolineature. Di solito lo si fa con le copie private. In questo caso, invece, la pagina della Gazzetta Ufficiale è stata modificata con una nota a margine e caricata sul sito ufficiale del ministero delle Infrastrutture.

 

LA RICERCA -  Il foglio in questione è il supplemento ordinario n. 26/L della Gazzetta Ufficiale ed è stato stampato il 20 luglio 2021. Sulla pagina 1 c'è il testo della legge 29 luglio 2021 n.108. Sono due colonne e recano la firma del presidente del Consiglio Mario Draghi, dei ministri Daniele Franco, Renato Brunetta, Vittorio Colao, Stefano Cingolani, Dario Franceschini, Enrico Giovannini. E la controfirma del Guardasigilli Marta Cartabia. A seguire ci sarebbero le 115 pagine delle modifiche apportate in sede di conversione del decreto legge 31 maggio 2021 numero 77. E invece, in una zona bianca, compaiono queste righe qui: «Visto che nessuno dei ministri si è vergognato a firmare una simile legge, noi ci vergogniamo di pubblicare l'allegato e ci limitiamo a pubblicare il testo coordinato, già più che sufficiente a provocare ulcere gastriche nei lettori». Per capirci, è come se un writer avesse disegnato un uccello sul portone di Palazzo Chigi. Stessa forma di irriverenza. Il testo pirata dice «noi ci vergogniamo». Ma noi chi? È quello che da ieri stanno cercando di capire al ministero delle Infrastrutture. Anche se non è un'operazione difficile. Dato che ogni upload, cioè ogni caricamento di contenuti sulle pagine internet, lascia una traccia. E il suo autore prima o poi viene fuori. Altra domanda: cosa c'è di tanto scabroso in quella legge firmata dal governo Draghi? La norma in questione sancisce i criteri della governance del Pnrr, cioè del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Chi e come dovrà gestire i fondi europei per la realizzazione degli interventi previsti.

 

 

LA STRUTTURA - Franco Bechis Dall'analisi della legge fatta dal sito Openpolis «emerge una struttura sostanzialmente piramidale». Da un lato infatti «la gestione effettiva dei progetti è assegnata a una molteplicità di attori». Dall'altro, nel caso emergano problemi di natura tecnica, giuridica o politica, «si prevedono una serie di meccanismi che possono portare a un intervento centralizzato con la possibilità, in alcuni casi, di ricorrere a poteri sostitutivi». Dunque è possibile che qualche colletto bianco del ministero delle Infrastrutture si sia indispettito nel vedere ridotti i propri poteri di firma. Ci sta. Ma c'è un altro punto debole (o forte) in quella legge. «È interessante notare», prosegue Openpolis, «la durata prevista per le strutture di governance del Pnrr. In vari casi infatti la norma stabilisce che le strutture in questione abbiano durata maggiore del governo in carica, arrivando al completamento del Pnrr». Questo, più di ogni altro tema, potrebbe giustificare il richiamo al Maalox fatto dalla manina ministeriale indisciplinata. Ancora Openpolis: «Il governo che succederà a quello presieduto da Mario Draghi avrà un limitato margine di manovra. I progetti saranno quelli già definiti e i dirigenti della struttura di governance saranno quelli nominati quando al governo sedeva Draghi». Ecco, appunto: i dirigenti. 

 

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