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Roberto Speranza punta ai dem: il piano per tornare nel Pd. Come e quando

Roberto Speranza

Elisa Calessi
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Si avvicina il 2023. Tutti guardano, ormai, a quel traguardo. E così, anche tra Pd e Articolo 1, tra chi è rimasto e chi ha consumato la scissione, dopo ammiccamenti, smentite, passi avanti e passi indietro, si parla ormai esplicitamente di un ritorno insieme. Al congresso di Articolo 1, Roberto Speranza lo dice forte e chiaro, guardando dritto negli occhi Enrico Letta, seduto in prima fila: «Noi ci siamo». Va bene le Agorà democratiche, a cui Articolo 1 ha partecipato, ma ora serve «un passo più politico di apertura e di rilancio per superare l'attuale articolazione del centrosinistra» e per unire »le forze che già convivono in uno stesso gruppo, nel Parlamento europeo». Letta, subito, risponde di sì: «La mia intenzione è fare una sinistra vincente per il Paese». E, più concretamente, fissa una scadenza: l'autunno.

Bisogna, dice, fare un percorso che in «autunno» porti a una «discussione tra di noi che faccia sì che ci mettiamo da parte completamente la storia del 2018». Tradotto dalla prudenza del politichese, si sta ragionando di come riunire chi si è diviso, chi era insieme ma poi ha preso strade diverse.

 

 

UN RITORNO DI EX? - Certo, non è semplice. Non tanto per questioni di principio, di idee, ma perché occorre inventarsi un ritorno che salvi la faccia a tutti e sia utile per tutti. Serve un legame che sia più stretto di quello tra generici alleati di una coalizione, ma che non sia nemmeno un ritorno degli "ex" alla casa che hanno lasciato. Cosa che rischierebbe di sollevare una bufera nel Pd. E di far perdere voti a sinistra e al centro. Oltretutto non si sa ancora se si voterà con questa legge elettorale o un'altra.

In sala sono presenti quasi tutti i protagonisti del "campo largo", compreso Carlo Calenda. C'è Luigi Di Maio, oggi ci sarà Giuseppe Conte, il presidente della Camera Roberto Fico ha inviato un messaggio. E poi Nicola Fratoianni di Sinistra italiana. Però le strategie non sono identiche. Letta vuole tenere dentro tutti, anche renziani e Azione. Mentre gli ex del Pd non vorrebbero Italia Viva, non a caso assente al congresso. Perché, come dice il capogruppo di Articolo 1, Federico Fornaro, «hanno già scelto da che parte stare». Riferimento al caso Genova, dove i renziani sostengono Marco Bucci insieme a Fdi e Lega.

 

 

Letta insiste sull'idea di costruire una coalizione la più larga possibile: «Noi dobbiamo essere in grado, insieme, di lasciare da parte le nostre piccole convenienze e fare insieme il lavoro per il quale il Paese ci chiama».

Sui temi (lavoro, welfare, ambiente), la consonanza c'è. Ma anche sulle alleanze qualche differenza resta. L'idea di Articolo 1 è quella di dar vita a un soggetto "laburista" che si presenti alleato di M5S. Un'idea che metà Pd rifiuta. Così come l'alleanza con il M5S: per Articolo 1 è la strada, per molti nel Pd, no. E Calenda sta con questa parte dei dem: «Io non riesco proprio a capire», dice intervenendo all'evento, «come si fa a stare con uno che ha fatto i dl sicurezza, che non sa scegliere tra Macron e Le Pen». Poi ci sono problemi pratici: si fa un altro contenitore, si cambia il nome del Pd, si fa una federazione? Poi c'è l'incognita M5S, il cui travaglio rende più incerto tutto. Certo, tra le fila di Articolo 1 c'è voglia di tornare con gli ex compagni. Ma bisogna capire come. Speranza chiede di tornare al proporzionale, così come Calenda. Letta non dice no, ma nemmeno sì. Detto questo, è evidente che la strada è tracciata. Gli ex torneranno insieme. Va solo capito come e quando. 

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