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Centrodestra, tensione al vertice: la trappola, un brusco stop e la frase rubata alla Meloni

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E l'accordo alla fine è stato trovato. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono seduti a un tavolo arrivando alla conclusione tanto desiderata dalla leader di Fratelli d'Italia: chi prende più voti, diventa premier. In ogni caso ottenere questa promessa per la Meloni è stato tutt'altro che semplice. Da mesi infatti la numero uno di FdI temeva che avrebbero "fatto qualsiasi cosa per fermarmi". Una preoccupazione che si è portata dietro anche a ridosso dell'atteso vertice di centrodestra, tenutosi nella serata di mercoledì 27 luglio.

 

 

Tra le paure quella che Forza Italia insistesse su soluzioni alternative, come l'idea di far scegliere la leadership agli "eletti". Un'ipotesi immediatamente stoppata dalla stessa Meloni: "Bene, allora cominciamo a parlare di collegi, ecco qui i nostri numeri". Insomma, la Meloni temeva una trappola da parte degli alleati, tanto che sulle colonne del Corriere della Sera spunta un amaro sfogo a pochi minuti dal faccia a faccia con leghisti e azzurri. "Leggo di ipotesi di governo, di ministri, di pesi...Qui non si sa nemmeno se c'è una coalizione". 

 

 

E invece tutto è filato liscio. Anche sui collegi. L'unica incognita? A chi affidarli. "Noi - ha ribadito la leader di FdI, prima nei sondaggi - ci siamo dimostrati generosi: potevamo chiedere di più, ma abbiamo accettato di venir loro incontro, ovviamente dopo aver scartato proposte o algoritmi inaccettabili. Tenere conto dei sondaggi di prima della caduta del governo Draghi ci sta, anche se allora avevamo numeri più bassi. E anche farci carico noi della maggior parte dei candidati centristi va bene, sia perché siamo il partito maggiore oggi, sia perché a differenza di quanto dicono siamo inclusivi e vogliamo accogliere anche i moderati nelle nostre liste. Esattamente come fa un partito conservatore, quale siamo". Salvini e Berlusconi avvisati.

 

 


 

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