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Mario Draghi? Se anche il premier confessa: la mia Agenda non c'è

 Mario Draghi

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Sarà pure in uscita, ma Mario Draghi tira una zampata che butta giù tutto il castello di retorica costruito attorno all'"Agenda Draghi". Evocata, auspicata, innalzata come vessillo da quel centrismo che voleva farne un collante comodo e immediato, in uno slancio emulativo abbastanza pittoresco. E però il presidente del Consiglio ha smontato tutto: «Non è che quando ho iniziato avessi un'agenda. L'agenda è fatta di interventi, di risposte, di fondi, della crescita di questi due anni. È difficile che esista un'agenda. Quest' agenda è fatta di cose: risposte pronte alle priorità che si presentino», ha detto di fronte ai cronisti riuniti a Chigi per la conferenza sul Decreto Aiuti bis. Componente di questo percorso, ha osservato il premier, è «avere credito internazionale alto», in quanto «la credibilità è importante per poter fare tutte le riforme necessarie senza avere il vincolo di un esterno che è ostile». 

 

Dunque, un po' come dire, non c'è Agenda Draghi al di fuori di Draghi, e diffidare dalle imitazioni. Disgregato, quindi, un mantra di queste settimane. Ma non è l'unico cui Super Mario leva fondamento. L'altro, infatti, è l'incubo Pnrr dopo questo governo. Il racconto mediatico dei giornaloni, e del centrosinistra, nelle ultime settimane ha sollevato la prospettiva di sfaceli sul rispetto degli impegni assunti con il piano. Ovviamente, il mirino del discredito è puntato sul centrodestra, accreditato dai sondaggi per la vittoria elettorale. «Non soddisfare gli obiettivi del Pnrr indebolisce la credibilità del Paese che è andata migliorando quando abbiamo dimostrato che eravamo capaci di rispettarli», ha detto il premier. Poi, il cuore della questione: «Sono certo che qualunque sia il prossimo governo, quest' ultimo rispetterà gli obiettivi, gli impegni che l'Italia ha preso».

E, infine, ha aggiunto: «Uno dei motivi per cui noi pensiamo che nonostante le difficoltà, l'economia italiana possa continuare a sostenersi sono proprio gli investimenti che verranno fatti con il Pnrr». Dunque, altro mantra sbriciolato. In una conferenza stampa in cui, di fatto, il tema di stretta politica fa da sfondo, per quanto il premier si sottragga alle domande sul proprio futuro. Specie quando, riprendendo una sua famosa espressione (pronunciata da lui nella famosa conferenza stampa in cui, di fatto, parve autocandidarsi per il Quirinale) gli è stato chiesto se si senta ancora un «nonno al servizio delle istituzioni». Lui ha risposto: «Nonno resto», quasi a cacciar via il nucleo della domanda, ossia se si vede di nuovo come opzione per guidare un governo qualora non ci fosse una maggioranza. 

 

Poi si è concentrato sulle condizioni dell'economia in autunno: «Il terzo trimestre sembra possa essere migliore di come previsto oggi. Però resta il fatto che l'inflazione continuerà, il prezzo del gas non è previsto che diminuisca, anzi. Tutto questo richiede non so quale formula politica ma coesione sociale e, come ha detto Crosetto (in un'intervista al Corriere della Sera di ieri n.d.r), coesione politica, consapevolezza delle difficoltà che tutti gli italiani incontreranno. Questo dovrebbe ispirare l'azione di governo». In ogni caso, non si sottrae alla netiquette del momento: «Oggi alla fine del Consiglio dei Ministri», ha raccontato- ho fatto tanti auguri a quelli che non hanno la campagna elettorale e i migliori auguri che si verifichino desideri e sogni di quelli che avranno la campagna elettorale, sono molto vicino a loro». Presumibilmente, però, con il cuore del banchiere centrale.

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