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Silvio Berlusconi a Libero: "La vera anomalia democratica è il Pd al governo da 11 anni"

Pietro Senaldi
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Con questa intervista esclusiva a Libero, il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, illustra i progetti del centrodestra e spiega che cosa accadrà dal 25 settembre fino a Natale.

Presidente Berlusconi, il centrodestra non governa da 11 anni, quando lei venne destituito nel modo barbaro che conosciamo: dove hanno portato l'Italia questi 11 anni di cura sinistra e quali sono stati i peggiori errori dei suoi rivali?
«Per prima cosa hanno portato ad una profonda anomalia del sistema democratico. Il nostro è stato l'ultimo governo scaturito da una scelta degli elettori. Questo in democrazia è senz' altro un problema. E poi questi 11 anni, nei quali il Partito democratico è stato quasi sempre il fulcro dell'azione di governo, pur senza avere i voti, non hanno certo portato a risultati positivi: la pressione fiscale, che noi avevamo tenuto sotto il 40%, è salita al 43.8%, la disoccupazione, che noi avevamo mantenuto sotto la media europea, oggi è ben al di sopra di quella media; gli sbarchi dei clandestini, che avevamo quasi azzerato nel 2010, sono ripresi in misura incontrollata. Potrei continuare a lungo».

Come interpreta tutto il polverone alzato dopo le sue dichiarazioni sul presidenzialismo? Una strumentalizzazione e un rigurgito di antiberlusconismo, tanto più che il presidente Mattarella ha fatto filtrare di pensarla come lei, o il puro terrore di perdere il controllo del Quirinale?
«È molto semplice: il Partito democratico è diviso al suo interno, non ha una linea né un progetto per l'Italia, è alla ricerca disperata di alleanze anche contraddittorie, oscilla fra Macron e Mélenchon, senza essere né l'uno né l'altro - questo non lo dico io, lo scrive uno dei padri fondatori del Pd, Michele Salvati. Quindi il suo segretario Enrico Letta ha scelto la strada dello scontro, anche a costo di falsificare la realtà, perché è l'unico modo per tenere unita la sinistra e per nasconderne il suo vuoto politico e programmatico. Noi non cadremo in questa trappola, continueremo a parlare serenamente dei contenuti che interessano gli italiani. Quanto alla mia stima personale e al mio rispetto istituzionale per il Presidente Mattarella, sono troppo noti perché debba ribadirli ancora».

I primi cento giorni del governo di centrodestra: cosa farete?
«Nei primi cento giorni dovremo semplicemente mettere in sicurezza i conti dello Stato per evitare l'esercizio provvisorio. Ma quello che conta è quello che faremo in cinque annidi lavoro. La nostra priorità è liberare l'Italia dalle tre oppressioni, quella fiscale, con la flat tax al 23%, quella burocratica, con l'abolizione delle autorizzazioni preventive e quella giudiziaria con il rafforzamento dei diritti del cittadino. Avremo una particolare attenzione per i più deboli e per gli anziani, portando tutte le pensioni a 1000 euro al mese per 13 mensilità. Ci adopereremo per il futuro dei nostri ragazzi, perché possano avere un lavoro stabile e retribuito in maniera dignitosa. Dedicheremo una particolare cura all'ambiente, al verde, alle energie rinnovabili. Naturalmente per realizzare tutto questo bisogna rafforzare con il voto le liste di Forza Italia».

Qual è il collante che, malgrado tutto, tiene insieme il centrodestra e qual è la maledizione che impedisce alla sinistra di fare una sintesi?
«Il centro-destra esiste nel cuore degli italiani, prima che negli accordi fra i partiti. La sinistra è divisa su tutto, il Partito democratico, che parla ogni giorno di atlantismo, non ha esitato ad allearsi con la sinistra di Fratoianni, che ha appena votato contro l'allargamento della Nato alla Finlandia e alla Svezia».

Perché i governi tecnici hanno sempre vita breve? Perché è davvero caduto il premier e in quali condizioni reali Draghi lascia l'Italia, visto che viviamo il paradosso per cui tutti dicono che è un fenomeno ma tutti sono convinti che avremo, con Draghi ancora al governo, un autunno orribile?
«Il governo Draghi ha fatto un buon lavoro, che io avrei preferito continuasse fino alla scadenza naturale della legislatura. Tuttavia non ha fatto miracoli, come è ovvio, anche per la presenza al suo interno di forze politiche come i Cinque Stelle che si sono messe di traverso su tutto, fino a farlo cadere. I problemi strutturali dell'Italia non sono certo risolti, la ripartenza dopo la pandemia era appena cominciata, la crisi internazionale determina nuove difficoltà. Il lavoro da fare è molto, ma noi siamo pronti».

Gli italiani la rimanderanno in Senato come atto di giustizia, risarcimento e a dimostrazione che i suoi avversari hanno giocato sporco. Da senatore e vincente regalerà al popolo di Forza Italia un erede al trono?
«Io non cerco rivalse né risarcimenti. Quanto agli eredi al trono, lasciamoli alle monarchie».

Riusciremo a rendere efficiente e imparziale la giustizia in Italia? Come?
«La battaglia per la giustizia giusta è una grande battaglia per la libertà di tutti, per i cittadini onesti ed anche per i magistrati seri e perbene. Noi realizzeremo la separazione delle carriere, in modo che il giudice sia davvero equidistante fra l'avvocato dell'accusa e quello della difesa, renderemo inappellabili le sentenze di assoluzione, perché una volta dichiarato innocente un cittadino non può essere perseguitato all'infinito, riporteremo nella media europea la durata dei processi, perché una giustizia troppo ritardata è una giustizia negata».

Renzi pareva un fenomeno e ora è costretto a nascondersi dietro il simbolo di Calenda per tornare in Parlamento. Carfagna e Gelmini passano a sinistra dopo 25 anni. Azione punta ai voti di Forza Italia ma pare più un comitato d'affari che un partito: cosa ne pensa del progetto Calenda-Renzi?
«Francamente non ne penso nulla. È un'operazione di palazzo fra politici senza seguito nel Paese, alla quale si sta dando troppa importanza».

Cosa risponde a chi la accusa di aver spostato Forza Italia troppo verso la Lega? C'è un idem sentire tra i due elettorati e cosa ha apprezzato negli ultimi anni di Salvini, con il quale il rapporto si è molto rafforzato?
«Di Matteo Salvini io apprezzo molte cose. Prima di tutto la grande capacità di lavoro, di ascolto, di mettersi in sintonia con gli elettori. Ma Forza Italia non si è spostata verso nessuno. Noi siamo la componente liberale, cristiana, garantista, europeista, atlantica del centro -destra. Rappresentiamo con orgoglio in Italia il Partito popolare europeo, la maggiore famiglia politica d'Europa, il centro alternativo alla sinistra. Il rapporto fra noi è molto cordiale, ma la Lega ha una storia e un ruolo politico diverso dal nostro».

Esiste un patto d'acciaio con la Meloni per cui, se dovesse andare male, si tornerebbe alle urne e Forza Italia non darebbe mai i suoi voti a un governo d'emergenza? E che cosa ha fatto sì che il suo rapporto con la leader di Fdi si rinsaldasse, dopo qualche mese di distanza?
«Non c'è mai stata una distanza. Abbiamo avuto valutazioni diverse sul governo Draghi, con grande rispetto reciproco per le rispettive scelte. Ma non è mai stata in discussione l'unità del centro-destra, per costruire insieme il futuro del Paese. Ferme restando, anche in questo caso, le differenze di cultura politica, di linguaggio e di metodo fra il partito di Giorgia Meloni e noi».

Il Pd è diventato la nuova Dc? Un sistema di potere con la tendenza a disprezzare i cittadini stringendo troppo il cappio fiscale intorno al loro collo ed a cercare legittimazione all'estero e nei mercati anziché tra la gente?
«È un paragone ingeneroso verso la Democrazia cristiana. Un partito che commise anche degli errori, soprattutto nell'ultima parte della sua storia, ma che ha garantito all'Italia cinquant' anni di libertà, di benessere e di crescita. Il Partito democratico affonda le sue radici in una sinistra che - se avesse vinto - avrebbe messo in pericolo la libertà e la prosperità del nostro Paese»

 

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