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Meloni e Salvini minacciati di morte: "Vi devono sparare", cosa c'è dietro

Giovanni Sallusti
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Facciamo ragionamenti semplici, idee chiare e distinte, come consigliava Cartesio, che anche se non aveva la tessera del Pd non era del tutto cretino. C'è un Paese che va a elezioni, peraltro sotto nubi nere nazionali e internazionali, quindi già con la tensione sociale sopra il livello di guardia e lo sfogatoio social lì pronto a farla rimbombare. Per effetto della legge elettorale, ma anche di un istinto bipolare sedimentato da quasi trent'anni, si confrontano sostanzialmente due coalizioni (il Terzo Polo è un'allucinazione egoriferita, quanto al Movimento Cinque Stelle è segreto di Pulcinella che sia pronto a correre in soccorso del centrosinistra).

Può accadere che ognuno dei due sostenga le proprie idee attaccando anche duramente e senza requie le idee dell'altro, come si conviene a una democrazia liberale salda. Oppure, una parte può decidere che l'avvento dell'altra incarni il ritorno del fascismo, l'affermazione del razzismo, il sovranismo omofobo, la bancarotta economica e morale del Paese (siamo andati a memoria, ma abbiamo senz'altro dimenticato qualcuno degli "allarmi" suonati in queste settimane dalle graziose anime belle). Se a fare da grancassa a questa fantomatica nuova Resistenza italica ci si mette poi il circo mediatico-intellettuale, con le sue imprescindibili inchieste su M. (consonante che è già prova linguistica e metafisica della flagrante continuità tra Benito e Giorgia), i suoi report che sostituiscono la maggioranza silenziosa indiziata di votare centrodestra con quattro svalvolati di Predappio, le sue continue allusioni all'impresentabilità perfino pseudoputiniana dei leader di una coalizione che ha messo al primo punto il legame atlantico, è ovvio che la campagna elettorale cambia, diventa qualcos'altro. Diventa delegittimazione sistematica, caccia alla persona.

"CATTIVI MAESTRI"
È una vecchia specialità della casa, è stalinismo 4.0: chi non sta a sinistra e si frappone tra la gioiosa macchina da guerra lettiana e la vittoria è perciò stesso un fascista, un mostro, un tumore della (loro) democrazia. Il risultato dell'alacre lavorio di quelli che una volta si chiamavano "cattivi maestri" (ora non hanno nemmeno più cattive idee da insegnare, si limitano a indicare ai Buoni cliccanti i nemici da lapidare) lo trovate nell'agorà pazzotica dei social network. Insulti, minacce, auspici dichiarati di soppressione fisica. Giorgia Meloni ha riassunto in un post una selezione di queste perle civili, democratiche e progressiste. «La sinistra sta costruendo una delle peggiori campagne elettorali di sempre, evitando i programmi e impegnandosi solo ed esclusivamente nel dipingerci come mostri. E si sa, quando fai di tutto per provare a creare il mostro, poi qualcuno ti crede e il clima inizia a diventare questo».

Esempi del clima che imperversa nella democrazia dell'alternanza all'italiana: "Meloni sei una puttana di merda", "fascista di merda!", "spero di vedere Giorgia Meloni appesa a piazzale Loreto con tutto il cuore. Lei e tutti i suoi elettori" (massì, appendiamo un quarto degli italiani, meglio abbondare). Il rimando alla fine di Mussolini è il vero classico del plotone d'esecuzione social (sono gli stessi che twittano al grido di #restiamoumani). "Alla Meloni manca solo la visuale di piazzale Loreto a testa in giù", "Avanti tutta, fino a piazzale Loreto", "La diplomazia non mi interessa, io voglio vedere Giorgia Meloni a piazzale Loreto". C'è spazio anche per rigurgiti del maschilismo più becero: "Femmina di merda!" (per molto meno rivolto a una quinta fila del Pd avrebbero chiamato i caschi blu dell'Onu, ma si sa, Giorgia è donna di destra, si può). Il più esemplificativo del clima è comunque l'umanissimo utente che ne ricava le conseguenze materiali: "Giorgia Meloni muori, Giorgia Meloni crepa, Giorgia Meloni bastarda, Giorgia Meloni infame, sparate a Giorgia Meloni". Proprio così, "sparate a Giorgia Meloni", l'invito esplicito a farla finita, a compiere quest' atto di giustizia proletaria, perché si sa, uccidere un fascista (immaginario) non è reato.

KILLER DA TASTIERA
Parole e volontà d'azione che sembrano piombare dritte dagli anni Settanta, c'è un'aria parabrigatista sui social, è passata l'idea che al mostro reazionario si spara, e se chi il mostro reazionario l'ha costruito non si ferma nemmeno ora, non lo farà più. Non va del resto meglio a Matteo Salvini, che ogni due per tre viene fatto penzolare di fianco all'alleata (l'ossessione è sempre quella, la reiterazione all'infinito dello scempio di cadavere, la fantasia non è il forte dei killer ideologici da tastiera). "Tu a parte chiudere i porti cosa vuoi fare? Metterti a testa in giù in piazzale Loreto insieme alla Meloni? Sarebbe l'idea più brillante dall'inizio della tua carriera politica. Coglione". Il confronto sereno prosegue anche quando il segretario della Lega propone perle politiche sulla famiglia il modello.

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