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Fondi russi, gli alleati di Letta in Procura: cosa vuole fare Fratoianni

Andrea Valle
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Neanche il tempo di sentire le rassicurazioni del Copasir e le parole che il sottosegretario Franco Gabrielli, con delega ai Servizi segreti, pronuncerà domani di fronte al Comitato parlamentare, che Verdi e Sinistra erano già pronti con la denuncia da fare in procura. Non vedevano l'ora, i compagni.
«Vogliamo la verità prima del 25 settembre», ha detto Angelo Bonelli nel consegnare l'esposto alla procura della Repubblica di Roma. «Fuori i nomi, perché non c'è solo il tema del finanziamento illecito ai partiti, ma c'è una questione che attiene al tradimento degli interessi nazionali, anche l'articolo 246 del codice penale, ovvero atti di corruzione nei confronti di Paesi esteri che condizionano la nostra attivita», ha dichiarato il leader dei Verdi a margine di un'iniziativa della campagna elettorale a Casalecchio di Reno, nel bolognese.

Per gli alleati del Pd «il Parlamento italiano dovrebbe essere convocato; non può essere che questi nomi se ci saranno, io spero che non ci siano per il bene del nostro Paese, vengano dati dopo le elezioni», ha proseguito. «Gli italiani devono sapere oggi, domani, nei prossimi giorni, ma non dopo il 25 settembre, se ci sono partiti o leader politici che hanno preso i fondi, i soldi dalla Russia». Bonelli ne fa una questione di democrazia «non è possibile che ci sia qualcuno dall'estero a partire dai russi che possa condizionare la nostra democrazia», insiste. Più o meno lo stesso concetto espresso dal "socio" di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. «Finalmente Bonelli si degna di venire nel collegio uninominale di Imola dove è stato paracadutato», risponde la deputata della Lega Benedetta Fiorini, «immaginiamo quanto debba essere stato difficile e fastidioso per lui doversi scomodare per raggiungere il nostro territorio e abbandonare certi salotti».

Per il centrodestra, la nuova macchina del fango messa in moto dal fronte progressista in calo di consensi si scontra con la realtà, e cioè con il fatto che sia il Copasir che il prefetto Gabrielli, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, hanno già smentito la presenza dell'Italia nella lista di Paesi finanziati da Mosca. Anche Forza Italia, infatti, si tira fuori e Federico Mollicone, parlamentare di Fratelli d'Italia, taglia corto: «Nella storia italiana, l'unica forza politica accertata finanziata da una potenza straniera era il Pci fino a Rifondazione Comunista, comprese riviste come l'Espresso e Paese Sera». Frasi a cui ha replicato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Prc: «È infamante. Mollicone rettifichi». Ma la polemica non finisce qui.

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