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I russi fuggono da Putin, gli alleati di Letta no

Letta e Putin, incontro istituzionale nel 2013

Ultimi fuochi: Letta accusa il centrodestra di antiatlantismo, ma gli amici di Mosca veri stanno con lui. Da Fratojanni alla Anpi: una mappatura moscovita...

Francesco Specchia
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Quando l'inesausto Enrico Letta - con occhi di tigre che sguinciano le dichiarazioni guerresche di Putin e le concioni di Scholz - afferma che l'idea di cedere ai ricatti di Putin sia fuori dal mondo; quando il leader del Pd spera che «il voto del 25 settembre sia anche un voto su questo, cioè che gli italiani non votino per gli amici di Putin» e «o si sta di qua o si sta di là, o con Putin o con l'Europa»; quando, insomma invoca tutti gli dèi della pace contro gli dèi della guerra; be', Letta ha perfettamente ragione.
Enrico ha meno ragione, nell'attimo in cui, nell'impeto elettorale, gli parte la frizione.
E, preso dal vento del logos, spara che «la destra italiana è profondamente ambigua su questo tema e questo è molto negativo per il nostro Paese perché l'Europa non sarà ambigua». Letta, qui, sbanda. Anche perché se, sul tema "guerra a Putin" e "armi all'Ucraina" c'è chi ufficialmente trasuda ambiguità; e, be', questi sono gli stessi alleati del segretario.
Mentre i russi fuggono in aereo dal Putin che espettorala guerra i filputiniani di Letta restano saldi attorno al leader.

CONTRO IL GOVERNO Ci sono più filorussi nel cielo della sinistra, caro Enrico, di quanti ne sogni la tua filosofia.
Prendiamo gli alleatissimi Verdi- Sinistra Italiana Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Sul tema sono chiarissimi: rifiutano l'aumento della spesa militare prevista dalla Nato, e soprattutto condannano le armi all'Ucraina, per cui l'esecutivo italiano si è impegnato dall'inizio del conflitto. Il programma di Europa verde e di Sinistra italiana prevede di interrompere «subito» l'invio di armi, per riaprire «la strada del confronto diplomatico». Idem, naturalmente, per l'adesione di Svezia e Finlandia alla stessa Nato (anche se Bonelli, alla fine, qui ha scelto l'astensione). La posizione antiatlantista della coppia è talmente radicale che Letta, ogni volta, si muove sulle uova per depotenziarli ma evitando di delegittimarli.
Ma pure nell'universo Pd i dubbi filoatlantici sono tonanti. Francesco Lollobrigida, capogruppo FdI alla Camera atlantista fino al midollo, ha gioco facile nell'evidenziare la contraddizione: «Letta spieghi il patto stretto con chi ha votato contro l'Alleanza Atlantica e il sostegno all'Ucraina. In più occasioni, il maggior partito alleato del Pd ha votato proprio contro l'Alleanza Atlantica... E questo solo nell'ultimo anno. Il Pd condanni le scellerate scelte dei suoi alleati, che indeboliscono la posizione italiana sul piano internazionale e mettono a rischio la tenuta della coalizione che combatte l'impero della Russia e di Putin». E il bello è che gli ambigui non emergono soltanto tra gli alleati.
Prendiamo Graziano Delrio. Cattolico di lungo corso, l'ex ministro ha posizioni nette sui temi: «Folle fare a gara a chi compra più missili. Abbiamo detto sì ad aiutare la resistenza Ucraina, non a una guerra lunga per logorare la Russia».
Idem per la barricadera Laura Boldrini: «Ho votato sì ma è un errore l'invio di armi in Ucraina» (epperò ha votato sì, a sfregio della coerenza). Capitolo a parte, quello dell'ineffabile Anpi. Che, attraverso il presidente Gianfranco Pagliarulo, dapprima sostiene idem, e poi inaugura il 17esimo congresso dell'Associazione Partigiani a Riccione al grido di «mandare aiuti militari a Kiev significa alzare la tensione internazionale. Il ruolo della Nato va ripensato!». Un grido che si alzava così alto da suscitare l'imbarazzo di Luca Aniasi, presidente degli altri partigiani, quelli riformisti della Fiap. Fu una querelle memorabile. Quasi quanto quella suscitata dal manifesto/appello al Capo dello Stato che condannava «la risoluzione adottata dal Parlamento italiano il 2 Marzo 2022 in votazione congiunta di Camera e Senato (in seguito al Decreto legge del 28 Febbraio 2022)» proprio sulle armi. Roba firmata da 748 intellettuali, molti "di sinistra", i quali, per evitare lo scontro frontale con idem, specificarono che la ferma indignazione fosse solo per le «armi letali», come se ci fossero armi non letali.
Epperò Letta, su tutto questo, ha più amnesie di Conte sull'autonomia differenziata.
Ma la verità è un'altra, al di là della propaganda e del comportamento scostante sul tema di Salvini e di Berlusconi (alla fine votano sempre contro Putin e con Draghi). La verità è che il partito italiano più "amico" di Putin in Europa non è la Lega, è il Pd. Per il rapporto Vote Watch sull'analisi dei voti al Parlamento Europeo dal 2019 solo nel 17% dei casi i leghisti si sono espressi pro Mosca.


VERI AMICI Più "pro-Putin" si sono rivelati Movimento 5 stelle e Pd, con il 22% dei voti a favore della Russia. Più o meno la stessa percentuale di Fidesz, il partito di Orban. Il leader nazionale più vicino ai russi. Il Pd come Orban. Il fascino dei paradossi elettorali...

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