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Centrodestra, Sallusti: perché serve una vittoria il più netta possibile

Alessandro Sallusti
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Diamo retta a Enrico Letta e al suo "Scegli" stampato a carattere cubitali sui manifesti del Pd che oggi copiamo. Sì, oggi "scegliamo", dobbiamo scegliere, di mandare a casa lui, Conte, Speranza, Calenda, Renzi, Fratoianni, Di Maio eccetera eccetera. Non sono ammessi tentennamenti né diserzioni, ne va del nostro futuro e del poco o tanto che è rimasto nelle nostre tasche. Scegliamo il libero mercato, la proprietà privata, il libero pensiero, la sicurezza personale e collettiva, la famiglia, il merito, l'autonomia energetica, l'Occidente, il meno Stato, l'equità fiscale, la difesa della nostra cultura e delle nostre tradizioni, l'Europa come la intendiamo noi cioè solidale e cristiana. Certo, gli uomini contano e su quelli in campo per i partiti del Centrodestra ognuno può avere le sue idee e pure i suoi dubbi. Ma non è questo il momento dei giudizi personali e dei distinguo.

 

 


Oggi bisogna votare a favore di una idea di società e di Paese, la nostra di cui sopra, contrapposta a un'altra, la loro, e per farlo dobbiamo metterci nei panni dell'italiano il giorno della finale della Coppa del mondo di calcio: si tifa azzurri e basta, non c'è altro da dire o da fare e tutto il resto lo vedremo e affronteremo dopo. Attenzione però, non basta tifare, noi non siamo spettatori, siamo in campo e per vincere dobbiamo fare, occhio e croce, almeno quindici milioni di gol, cioè di voti validi, altrimenti rischiamo prima i supplementari a urne chiuse e forse anche poi la lotteria dei rigori al Quirinale, quella per intenderci che con qualche trucco ha assegnato gli ultimi sette governi a chi la partita non l'aveva vinta nettamente sul campo. Quindi chiudiamola lì oggi nelle urne con decisione e chiarezza in modo che nessuno domani mattina abbia margine di manovra.

 


Più la vittoria del Centrodestra sarà netta più è probabile che la coalizione resti unita e più tempo ci vorrà alle sinistre per riorganizzarsi. E poi c'è un'altra questione non secondaria: una signora sta per diventare la donna più importante di sempre del Paese, e sai che soddisfazione pensare che non si chiami Laura BoldriniSelvaggia Lucarelli e neppure Chiara Ferragni. Non è di sinistra, il suo nome lo conosciamo, facciamo che accada.

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