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Lega, ciò che Umberto Bossi aveva previsto: la voce del Nord

L'ex segretario della Lega Umberto Bossi

Renato Farina
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Gente che ha a disposizione gli algoritmi della Nasa sta studiando la traiettoria dell'asteroide. Youtrend, mentre scrivo, assicura che i giochi non sono fatti. È ancora incerta -dice il manipolo dei loro esperti la buca in cui finirà la pallina del flipper assegnando un seggio casuale. Potrebbe anche, forse, magari consegnare di nuovo a Umberto Bossi il suo posto  in Parlamento, 35 anni tra Senato e Camera. Per scaramanzia però, e per non passare per provocatori d'infarti indebiti, neanche ne accenniamo ai leghisti della prima e della seconda ora, e ai giovani ancora abbagliati dal Sole delle Alpi, tutti furibondi e nervosi come bisce. «L'è la Lega ca l'è foeura, minga l'Umberto». Bossi fuori? Ma no che è la Lega a essere fuori da sé stessa, uscita di senno, ha tradito la sua identità, parapapunzipà. Ho tradotto dal dialetto varesino in un italiano troppo aulico per rendere l'idea. Ma il concetto è questo qua, espresso da quanti non si sognano di chiamarlo Senatùr, ma il Capo. «Chi non lo chiama Capo, ma lecca il Capitano, non sa cos' è la Lega».

 

 


Spostarsi verso Gemonio, passare dalla pizzeria, telefonare a vecchi militanti vuol dire nuotare in lacrime più di incazzatura che di rimpianto. Anzi quasi quasi ne sono contenti. Per loro la non-elezione (guai a usare "trombatura") di Bossi è un segno del cielo, non è un torto fatto al Fondatore ma un giudizio del dio-Po sul corso artificiale impresso da Matteo Salvini al grande fiume della Padania, impoverendolo di acque al Nord per snaturarlo al Sud e così farlo quasi morire, lontano dagli interessi e dai sogni lombardi e veneti.

 

 


SENZA PARACADUTE
Riportare altri virgolettati sarebbe colore, bisognerebbe mettere i nomi, esponendoli a quella che essi sono sicuri coinciderebbe con l'espulsione. Ma è così cattivo il Capitano, via non esageriamo, Bossi è presidente a vita? Salvini ha persino proposto che a Bossi sia assegnato da Sergio Mattarella il laticlavio a vita. A questo punto percepisco dal toc secco che hanno immaginato di picchiarmi il telefonino sulla testa mentre sbattevano lo strumento sul tavolino dell'osteria prealpina. Hanno messo il viva voce e sento che mi danno del complice di Matteo e dei suoi servi che insistono a prendere in giro il Bossi, credendo che sia scemo il Capo e fessi quanti lo amano. Sintetizzo: prima lo buttano giù dall'aereo senza dargli il paracadute di riserva; se gli volevano bene e lo stimavano davvero lo avrebbero trattato come ha fatto Berlusconi con la fidanzata Marta Fascina, eletta nel plurinominale da tre o quattro parti e poi nell'uninominale a Marsala, che per lei prima di ieri era solo un vino liquoroso; poi fingono che la Silvana Comaroli, eletta sia in Lombardia sia in Piemonte, potrebbe optatare per liberare il posto al Bossi. Balle.


La legge non consente di scegliere, tutto è meccanicamente prefissato in questo maledetto Rosatellum. Ma perché alla Silvana due chance e all'Umberto una e pure scalcagnata? Ma l'asino casca una volta di più con la storia del "senatore a vita". Sono 5 e non uno di più secondo la Costituzione, perché questa proposta impossibile? Dico la verità, e che cioè a me era venuta la stessa idea, e che per me Matteo era stato mosso da un impeto buono. Come si poteva pensare che proprio a Varese non sarebbe uscito neppure un parlamentare della Lega, è Matteo mica il Mago Sabino? Niente da fare, tocca battere in ritirata, inseguito dal sospetto del tradimento, perché il sottoscritto, prima del Covid, frequentava da un decennio la festa della zucca del 31 ottobre a Pecorara con Bossi e Tremonti e non quella di Ziano dove si recava Salvini con la nouvelle vague. Questa gente è triste per Bossi, ma si sente confortata perché «Lù al gh' è anca mo» (Lui c'è di cuore e di testa). Si è disvelata come veritiera la profezia di Bossi comunicata sin dal 2015 e riferita sul Giornale da Adalberto Signore: «Se Salvini fa un partito nazionale rimarrà da solo».


PESO STORICO
In quel momento si stava passando da "Prima il Nord" di Roberto Maroni (già un passo indietro rispetto alla Padania indipendente) alla dimensione "terrona" (dicono così, scusate) di Salvini, benedetta persino da Roberto Calderoli (che «sa tutto, con i numeri è un fenomeno, e figuriamoci se non era in grado di captare la fregatura di quella candidatura unica per il Capo»). Bossi fa una dichiarazione dove c'è tutto lui. Fa sapere di non essere per nulla deluso o adirato per sé, lui aveva accettato la candidatura senza esigerla, si sente un padre che non si stacca dalla creatura che ha generato, candidato o no, eletto o no. Nessuna ira ma un giudizio politico. «Da popolo nord messaggio chiaro e inequivocabile, va ascoltato». Più chiaro di così? Non chiede il cambio del capo, e neanche il congresso, tanto più che doveva esserci già da due anni, ma tanto decide il Capitano il se e il quando, godendo di una maggioranza arcipotente al Consiglio federale, dove Bossi c'è di diritto, ma ieri non è andato, non vuole essere "il caso". Roberto Maroni, che nella Lega ha ancora un peso storico, ed ha la voce di uno che sta sfidando la malattia dopo aver vinto i processi scatenatigli contro dalla Procura di Milano. Dice: «Nella Lega è ora di un nuovo leader: io saprei chi scegliere». Il Consiglio federale come scontato ha detto che il nuovo segretario c'è già ed è Salvini. Vedremo se ascolterà se non Bossi, almeno il popolo.

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