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Luca Ricolfi nel toto-ministri: l'indiscrezione sul governo

Elisa Calessi
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Mentre l'altalena degli eletti e dei non eletti ancora oscilla, ieri pomeriggio il Viminale ha corretto i dati pubblicati sul sito attribuendo seggi nel plurinominale a chi pareva fuori e togliendoli a chi già aveva festeggiato (come Caterina Cerroni, la giovanissima dem capolista del Molise), già impazza, nei Palazzi ancora vuoti, il totoministri.
Giorgia Meloni è al lavoro da prima delle elezioni sulla squadra di governo, ma, naturalmente, da lunedì i colloqui si sono infittiti. Sergio Mattarella vuole dare l'incarico appena possibile, perché il Paese ha bisogno di un governo che sia nelle sue piene funzioni il prima possible.

Vuole mettere in piedi una squadra «inattaccabile», come ripete a chi gli parla, fatta di «competenti», di «alto livello». Anche di esterni. Un dream team che metta a tacere lo scetticismo delle cancellerie europee, i mercati e il Quirinale, che segue la fase con rispettosa lontananza, ma con grande attenzione. L'idea di farsi affiancare da due vicepremier, si era parlato di Matteo Salvini e Antonio Tajani, c'è. Ma per Fi potrebbe non essere il coordinatore. Tajani potrebbe essere destinato a un compito ancora più delicato: guidare il Viminale, meta a cui il leader della Lega, altro fatto certo, dovrà rinunciare. Intanto in Forza Italia, dovrebbero entrare al governo Licia Ronzulli (forse alla Scuola), Alessandro Cattaneo e Anna Maria Bernini. Così come Paolo Barelli che, vista la sua esperienza precedente alla politica, dovrebbe essere sottosegretario con delega allo Sport.

Per Fratelli d'Italia, invece, sono praticamente certi gli ingressi di Francesco Lollobrigida (ancora non si sa dove, ma in un ministero di peso) e Giovanbattista Fazzolari che dovrebbe ricoprire il delicatissimo ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l'ombra del premier. Si è parlato molto di Guido Crosetto, il Richelieu di "Giorgia", amico e primo consigliere, stratega e l'uomo che per primo, forse, ha scommesso su Giorgia Meloni, fondando con lei Fratelli d'Italia. Ma è probabile che resti fuori e continui, da dietro le quinte, a svolgere il delicatissimo compito che ha compiuto finora, contribuendo a introdurre Meloni in ambienti dove era totalmente estranea. Anche per questo, per essere più libero nel farlo, potrebbe restare fuori.

I nomi della Lega ancora sono da vedere. Probabile che non ci saranno i ministri uscenti, in quanto troppo legati alla stagione draghiana. Si ragiona, per ora, di deleghe: al Carroccio potrebbero andare i ministeri di Agricoltura, Mise e Turismo. Per il ministero della Salute, invece, si pensa ad Andrea Mandelli, deputato uscente di Fi ma non rieletto, o a Letizia Moratti. Giulia Bongiorno, invece, è uno dei nomi per la Giustizia. E Matteo Salvini? Per lui si potrebbe ritagliare il ruolo di vicepremier, insieme a un omologo di Fi. Spunta invece il nome del sociologo Luca Ricolfi per il Welfare. Le caselle più delicate sono Esteri, Economia e Difesa. Quelle sui cui il Quirinale viglierà con particolare cura perché influiscono sull'unità della nazione, di cui il presidente della Repubblica è garante, e sulle alleanze internazionali, che non possono dipendere da un governo. Per la Farnesina crescono le quotazioni di Elisabetta Belloni, attuale capo del Dis, il cui nome era emerso nel febbraio scorso come candidata alla presidenza della Repubblica. Nel centrodestra, ieri, le sue quotazioni erano scese a favore di Giulio Terzi Di Sant' Agata, già ministro degli Esteri nel governo Monti e ora eletto senatore con FdI. Per l'Economia, la carta di Meloni resta Fabio Panetta, già direttore generale della Banca d'Italia e dal gennaio 2020 membro del Comitato esecutivo della Bce. Una scelta che blinderebbe il governo agli occhi di Bruxelles, almeno sul versante dei conti pubblici e del Pnrr. Ma si aspetta che sciolga la riserva.

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