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Meloni, la vergogna: cosa si sono inventati Stampa e Repubblica su di lei

Francesco Storace
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Ma davvero dobbiamo trascorrere cinque anni immersi nelle falsità quotidiane? Placatevi, cronisti e cantori della balla. Non potete propinarci ogni 24 ore tralasciando le fake sui vostri siti "notizie" costruite a tavolino e palesemente fasulle. La parola smentita diventa una delle più gettonate in questo tiro al bersaglio infinito. Ieri, dalle testate del gruppo Gedi ci sono state autentiche bufale di conio rosso. Repubblica ha sparato in prima pagina "Il patto Meloni Draghi", La Stampa ha optato per "Meloni: non voglio Salvini. È filorusso". Chissà come gli vengono. Rosiconi.

 

 

 

La prima "notizia" ha costretto il premier in carica a dover intervenire con un comunicato piuttosto seccato. L'articolo era fantasiosamente intitolato anche all'interno "Kiev e conti pubblici, contatti di Draghi con l'Ue Meloni starà ai patti". Si tende a spacciare Draghi come "garante" della vincitrice delle elezioni negli ambienti che contano all'estero. Ma afferma Palazzo Chigi: "Il presidente del Consiglio non ha stretto alcun patto né ha preso alcun impegno a garantire alcunché. Il presidente del Consiglio mantiene regolari contatti con gli interlocutori internazionali per discutere dei principali dossier in agenda e resta impegnato a permettere una transizione ordinata, nell'ambito dei corretti rapporti istituzionali". È evidente che Giorgia Meloni conosce i rapporti da tenere con un presidente del Consiglio che, quando sarà incaricata da Mattarella, saprà curare lo stesso passaggio di consegne con la nuova premier. Questo non può significare chissà quali patti più o meno occulti. E nulla di più rispetto alla prassi e soprattutto alla Costituzione della Repubblica.

 

 

 

 

Più capziosa la tesi della Stampa sui rapporti tra Meloni e Salvini, pure essa rilanciata da un articolo di Repubblica. Talmente spudorata che la stessa leader di Fdi ha dovuto pubblicare una propria nota sui social, svergognando i titoli e gli articoli in questione: «Trovo abbastanza surreale che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Si mettano l'anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare. Basta mistificazioni». Tanto è vero che nel primo pomeriggio di ieri si sono incontrati i due partner della nuova maggioranza di governo (il giorno prima la Meloni aveva visto Tajani per Forza Italia). Non si sono sentite urla negli uffici del gruppo Fdi alla Camera. Perché Giorgia e Matteo avevano voglia di gustarsi innanzitutto la vittoria del 25 settembre e poi cominciare a preparare l'agenda di governo.

 

 

 

 

Il comunicato sull'incontro è stato esplicito: «Entrambi i leader hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta. Meloni e Salvini hanno fatto il punto della situazione e delle priorità e urgenze all'ordine del giorno del governo e del parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l'Italia sta vivendo». Non pare un clima da contrapposizione come quello che tentano di accreditare le gazzette della sinistra. Si tratterà di mettere le caselle a posto in maniera ordinata, fissare i primi impegni programmatici, lavorare per i cinque anni di legislatura che dovranno trascorrere assieme. Non c'è davvero da litigare. Il centrodestra è stato capace di trovare intese rapidissime proprio su programmi e candidature per il Parlamento, non saranno i ministeri l'elemento di discordia. Cosa diversa sarebbe accaduto con la sinistra al governo che per fortuna e per volontà degli elettori non deve dimostrarlo viste le alleanze variabili che mutavano ogni giorno prima della partenza della campagna elettorale. Dalla parte dei vincitori almeno c'è più serietà: non un semplice cartello elettorale, ma una coalizione che governa unitariamente la gran parte delle regioni e tantissimi comuni italiani. E ora il Paese. Le bugie possono essere risparmiate. 
 

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