Governo, cosa accadrà domenica: indiscrezioni dal centrodestra
Un vertice tra leader. È il luogo dove sciogliere la matassa dei ministeri e prendere decisioni che a breve diventeranno urgenti. Il tavolo del centrodestra potrebbe riunirsi nel weekend. O al più tardi all'inizio della settimana prossima. Anche perché la prima seduta parlamentare è convocata per il 13 ottobre. E, in quella sede, bisogna arrivare già con le idee chiare su chi saranno i presidenti di Camera e Senato. Caselle che vanno a inserirsi, giocoforza, nel puzzle generale delle poltrone governative.
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SQUADRA DI GOVERNO
Giorgia Meloni ieri ha lavorato tutto il giorno a Montecitorio. Tra i vari incontri, anche un lungo faccia a faccia con il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. Un gesto di riguardo istituzionale per mettere al corrente la premier in pectore sulle misure che l'esecutivo uscente sta andando a trattare in queste ore in sede comunitaria. Gira voce nel centrodestra che la leader di Fratelli d'Italia stia valutando la conferma di Cingolani anche nella sua squadra di governo. Possibile? Sembrerebbe di sì. Una eventualità del genere fa cadere ogni discorso sulla incompatibilità per coloro che hanno già ricoperto un determinato incarico in governi precedenti. Non a caso Matteo Salvini, al termine del consiglio federale della Lega, rilancia subito la sua candidatura per il Viminale. Il Carroccio non fa nomi, ma avanza quattro richieste: il ministero dell'Interno, delle Infrastrutture, degli Affari regionali e delle Riforme. È chiaro che per la prima poltrona c'è in lizza il Capitano: «Mi sembra un candidato naturale», dichiara Giancarlo Giorgetti. Per le altre posizioni, invece, si fanno i nomi di Edoardo Rixi, Erika Stefani e Giulia Bongiorno. A proposito di quest' ultima: in ambienti meloniani si preferirebbe Carlo Nordio come ministro della Giustizia. E, sempre da FdI, arrivano perplessità sull'ipotesi che Rixi possa sedere al ministero delle Infrastrutture. Insomma, la matassa resta ingarbugliata: pure su Salvini al Viminale si segnala ancora il gelo della leader dei conservatori.
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NESSUN VETO
Mentre c'è il via libera di Forza Italia: «Nessun veto su Matteo e su nessun altro da parte nostra», dichiara il coordinatore azzurro Antonio Tajani, che non smentisce una sua eventuale candidatura alla Farnesina: «Farò quello che Berlusconi deciderà, insieme al presidente del Consiglio incaricato e al Capo dello Stato». Sempre da FdI arrivano rassicurazioni sulla composizione dell'esecutivo. Che non sarà infarcito di tecnici come temono gli alleati. «Ce ne sono sempre una quota in qualunque governo», spiega Ignazio La Russa, ma questo non cambierà la natura dell'esecutivo che giurerà da qui a qualche settimana: «Il governo che stanno preparando i leader si fonda su un programma comune presentato agli elettori da forze politiche e sarà guidato da una leader di partito, se il Presidente della Repubblica darà l'incarico a Giorgia Meloni. Quindi è sicuramente un governo politico che potrà giovarsi, perché no, di un numero, certamente non grande, di persone che non hanno messo la loro faccia in campagna elettorale non essendo candidati. Il numero dei tecnici non sarà preponderante, lo do per scontato», conclude il senatore di FdI intervistato a Radio Anch' io su Radio1. Tecnico sarà probabilmente il nuovo ministro degli Esteri, in caso Tajani fosse dirottato altrove. Le alternative restano gli ambasciatori Stefano Pontecorvo e Giulio Terzi di Santagata. E anche all'Economia siederà un non politico: Fabio Panetta o, in alternativa, Domenico Siniscalco, se il primo dovesse rinunciare.
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