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Vittorio Feltri picchia duro contro Berlusconi: "Guarda Salvini..."

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Ritenevamo, evidentemente a torto, che Silvio Berlusconi fosse un indistruttibile leader, ma ci tocca, nostro malgrado, riconoscere che più che altro è una primadonna. La differenza tra l'uno e l'altra è che il primo, che può essere di qualsiasi genere proprio come la primadonna, mostra un atteggiamento improntato ad un rispetto quasi ieratico nei confronti delle regole che egli stesso fa e sottoscrive; la seconda, invece, è animata soprattutto dal bisogno di stare sotto i riflettori e avere quindi una funzione di primo piano, che non implichi alcuna subordinazione. Per decenni il Cavaliere è stato un femminista, quantunque controverso. Egli infatti ha introdotto le donne nel suo partito in quantità copiose, le ha poste in ruoli apicali, le ha promosse, portate avanti, sponsorizzate.

 

 

 

Tuttavia, ora che una signora si è elevata rispetto a lui, nell'ambito di quel centrodestra di cui Silvio rivendica da sempre la fondazione, ecco che il leader di Forza Italia non ci sta, appare recalcitrante, insofferente, indisposto a piegarsi alle decisioni di chi lo sovrasta per numero di consensi, persino rabbioso oltre che indiscutibilmente ridicolo. Questo show non giova a nessuno, nemmeno alla sua reputazione.


Avremmo apprezzato un comportamento più saggio, più maturo, più equilibrato, come quello che ha adottato, ad esempio, l'altra punta di diamante della coalizione, ovvero Matteo Salvini. Forse è da questi che mi sarei aspettato reazioni scomposte, per essere stato sorpassato tanto clamorosamente da Giorgia Meloni e avere dunque dovuto cedere lo scettro della leadership e della conseguente premiership, come prevedono le regole fissate dal principio da Berlusconi. Invece Matteo, che pure avrebbe voluto il ministero dell'Interno, non è entrato in rotta di collisione con gli alleati e ha riconosciuto di dovere ridimensionare le sue pretese, le quali si devono adeguare al peso delle preferenze ottenute, purtroppo scarso. In questo il capo del Carroccio ha altresì dato prova di profondo rispetto nei riguardi della democrazia e delle sue leggi fondamentali. Il popolo ha decretato la propria volontà e ad essa bisogna inginocchiarsi, senza scomporsi.

 

 

 


Penso che questa differenziazione nella condotta di Berlusconi e di Salvini sia ascrivibile non solamente alla storia personale dei due ma anche al periodo storico in cui sono cresciuti. Berlusconi è sì abituato a vincere sempre, tanto da non sopportare la sconfitta, tanto avvezzo a comandare da non essere in grado di obbedire, ma è pure venuto su in una epoca in cui le donne si stavano sì immettendo nel tessuto economico e lavorativo, anche ad alti livelli, eppure non erano ancora ai posti di vero comando. Dovere adeguarsi ai diktat di Meloni, la quale per di più è molto più giovane di lui, deve essere dura per Silvio. Egli vorrebbe ancora essere il monarca assoluto del centrodestra, stabilire dove debba collocarsi chiunque, assegnare poltrone, senza che nessuno possa metterci il becco. Essere costretto a ridurre il suo ego in piccola scala è impresa addirittura dolorosa. Non ho nulla contro Silvio, a cui sono grato e il quale stimo sinceramente, però queste cadute di stile gli consigliamo di evitarle, in quanto non si addicono al grande uomo che fu e che è. Gradiremmo semmai un nuovo contegno verso la leader della coalizione, la quale forse non ha consentito che la forzista Licia Ronzulli acquisisse un dicastero, ma ha reso possibile che il centrodestra vincesse queste elezioni, liberandoci di Letta&Company. Il che è tutt' altro che irrilevante. Caro Silvio, peggio della sconfitta c'è soltanto l'incapacità di ammettere di essere stati sconfitti. 

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