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Collettivi e "No Meloni Day". Casino in piazza per esistere

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Francesco Storace
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Veleni tossici nelle piazze. Giovani in modalità barbarie. Bullismo politico in agguato. Sono queste le previsioni del tempo (politico) per la giornata di domani, che con un incredibile sforzo di fantasia è stata denominata "No Meloni day". Il collettivismo rosso ha sfornato la solita, straordinaria idea, e dall'originaria sede di Milano, la stessa trovata avrà eco in altre 35 città, Roma compresa. Una "mobilitazione" studentesca a cui non mancheranno di dare il loro attempato contributo anche ultraquarantenni in grado di indicare ai più giovani dove far più male alle forze dell'ordine che saranno a difesa dei loro obiettivi. Lo chiamano dissenso, in realtà è la solita robaccia che si esibirà bruciando le fotografie della Meloni, impiccando qualche altro manichino con le immagini degli altri leader del centrodestra, da Salvini a Berlusconi, rivendicheranno il "dovere" di non far parlare "i fascisti" (tipo quell'eversore di Daniele Capezzone, per intenderci). La Sapienza come modello di ottusità e di diniego della parola.
 

POCA FANTASIA
Agli "studenti" del no Meloni day manca proprio la fantasia e tornano a galla parole d'ordine che parevano cancellate dal lessico politico. Bersaglio dei loro slogan, oltre alla Meloni, saranno i suoi ministri, già definiti "rigurgiti del Ventennio". Hanno la fissazione, ormai. Il loro programma è il solito, un po' noioso: «Siamo la generazione meticcia. Guardiamo con orrore alla chiusura dei confini e alle stragi nel mar Mediterraneo. Costruiamo solidarietà e antirazzismo, e pretendiamo di fermare le guerre, non le persone. Siamo la generazione queer e transfemminista. Vogliamo la libertà di essere noi stessi, liberi da discriminazioni e violenza. Vogliamo il diritto all'aborto libero, sicuro e gratuito e non vogliamo che i nostri corpi siano controllati in nome di valori che non ci appartengono. Pretendiamo un'educazione di genere, al consenso e al piacere», si legge nella nota diffusa dal centro sociale 'Cantiere' nella quale viene annunciata la mobilitazione. Chissà quanto tempo dedicano agli studi.


Ovviamente tra le loro perle non manca la politica politicante: «Siamo la generazione antifascista. Queste elezioni hanno visto vincere una maggioranza che rappresenta tutto il marcio di questo sistema: gli investimenti nella guerra e nell'industria fossile, i porti chiusi, lo sfruttamento e l'attacco ai diritti di tuttx (la parola che sta per tutti e tutte, ndr...) Mentre questo governo guarda con nostalgia al passato, il presente a noi sta stretto, e ci riprendiamo il futuro». Un po' poco per rappresentare il rinnovamento, ammettiamolo.

PAROLE D'ORDINE
Anche perché il cosiddetto "No Meloni day" si propone semplicemente come narrazione di una storia fasulla raccontata con le parole dei "grandi". Un tempo dalle scuole e dalle università partivano parole d'ordine più affascinanti, anche quelle più controverse e per alcuni versi sbagliate, ma vivaddio si esprimeva un mondo che non sentiva l'obbligo di fare il verso ai partiti di opposizione. Anzi... Adesso si riciccia il solito antifascismo come alibi contro quella che è la maggioranza degli italiani, che però fascista non è; si scatena di nuovo una voglia di meticciato che non aiuta certo l'integrazione dell'immigrazione regolare; si punta il dito contro l'affermazione di valori diversi da quelli loro. La solita roba, insomma, sperando che di "roba" non ne circoli troppa tra i manifestanti... Comunque, se si accontentano del "No Meloni day", fatti loro. Sperando che non combinino i soliti guai tipici delle loro manifestazioni violente. Il popolo - lo sappiano - vuole essere lasciato in pace.

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