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Valditara, pugno di ferro: "Lavori socialmente utili", chi vuole punire

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Pugno di ferro di Giuseppe Valditara. Il ministro dell'Istruzione e del Merito non intende lasciare impunite le violenze in classe. E così ecco che propone "una soluzione". "Per contrastare gli episodi di violenza in classe, prevedendo delle sanzioni nei confronti degli studenti che non rispettano le regole: una cosa che mi è sempre parsa molto valida sono i lavori socialmente utili".

 

 

Apriti cielo. Dalla sinistra, da sempre a parole a favore dei deboli, arrivano vere e proprie critiche. Si inizia con Cecilia D'Elia, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione: "Sono dichiarazioni che riflettono una concezione punitiva delle istituzioni scolastiche. La scuola è un luogo di educazione e di istruzione chiamato a investire sulle persone, non è un tribunale. Invece di pensare alle punizioni e alle sanzioni, è necessario che si rafforzi l'investimento culturale, ci si interroghi sulle motivazioni dei comportamenti violenti e del bullismo, per sconfiggerli davvero ma alla radice, costruendo le condizioni necessarie alla crescita dei ragazzi, anche rispetto nel rispetto degli altri". A farle eco la dem Anna Ascani: "Caro Ministro, la scuola non è un tribunale e non deve comminare agli studenti 'pene alternative'. La scuola è il luogo dell'educazione. Si concentri sul garantire che con la manovra di bilancio arrivino tutte le risorse che servono e lasci perdere certe colossali stupidaggini". Peccato però che chi la scuola la conosce bene, come l'Associazione nazionale insegnanti e formatori, prenda le difese del ministro: "Da lui - conferma Marcello Pacifico, leader del sindacato - un'idea forte ma buona". 

 

 

Ma nel corso del suo intervento a "Italia-Direzione Nord", organizzato al palazzo delle Stelline di Milano, Valditara non ha proposto solo i lavori socialmente utili. Per il titolare dell'Istruzione altrettanto importante è la formazione. Da qui la proposta di "lanciare un obbligo formativo, non possiamo accettare che centinaia di migliaia di giovani vivano alle spalle delle famiglie e della società". 

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