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Elly Schlein si candida alla guida Pd: "Della Meloni non ci facciamo niente"

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Scende in campo, Elly Schlein: dopo settimane di voci e mezze conferme, arriva la sua candidatura ufficiale alla segreteria del Pd. La vicepresidente della Regione Emilia Romagna sfiderà così il suo governatore Stefano Bonaccini (appoggiato anche dal sindaco di Firenze Dario Nardella), puntando tutto sui concetti di diritti, società civile, clima, nuova classe dirigente. E politicamente sembra aver già indicato con nome e cognome i due "nemici". Giorgia Meloni e Roberto Calderoli

"Io mi rimetto in viaggio, per riascoltare la base, i circoli. La fase costituente non può finire con le primarie, anche dopo servirà il coraggio di cambiare. Serve una cosa nuova, perché quello che siamo stati fino a qua non basta. Non sprechiamo la Costituente, è una sfida, non la vince chi si candida ma una comunità, bisogna valorizzare una nuova classe dirigente, con amministratrici e amministratori", dice la Schlein a Roma, durante l'incontro Parte da noi. "Siamo qui non per fare nuova corrente, ma per lanciare un'onda di partecipazione", anche perché, spiega al Monk con un pizzico di autoironia, "non ci saranno mai gli schleiniani".

Il primo avversario interno è Matteo Renzi, o meglio la sua ombra che continua a gravare sul Nazareno. "A Renzi, che dice di averci portato in Parlamento, dico di non dimenticare che per quanto mi riguarda a portami in Parlamento furono 50mila preferenze. Renzi ha il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante. Ha ridotto il Pd in macerie e poi se n'è andato. Era incapace di fare sintesi delle diversità e ha umiliato chiunque avesse un'idea diversa". Un messaggio questo anche per due "renziani" come Bonaccini e Nardella.

Quindi i riferimenti politici al centrodestra. "Mando un abbraccio a Roberto Saviano e mi auguro che la premier Meloni voglia ritirare la sua querela, perché è evidente la disparità di livello di tutele e perché non si possono colpire gli intellettuali". Quindi direttamente rivolta alla leader di Fratelli d'Italia: "Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli". 

"Abbiamo di fronte tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le destre non nominano mai, è come se vivessero in un altro paese. Come si fa a parlare di merito se non tutti hanno le stesse possibilità di partenza?", tuona ancora la deputata dem, che poi fissa un primo punto politico programmatico: "Il disegno di Calderoli sull'autonomia differenziata va rigettato con forza. Affonda le sue radici nella secessione". Attacco alla Lega, certo, ma anche a Bonaccini che sul punto, da governatore dell'Emilia Romagna, è disponibile al dialogo con il governo.

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