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Gauche Qatar, se ora nel Pd parte la faida

Nel partito volano gli stracci dopo l'inchiesta belga: c'è chi fa la conta degli inquisiti di Centrodestra e chi riscopre la "questione morale" di Berlinguer. Il governatore dell'Emilia: fuori chi non vuole pulizia
di Francesco Specchia mercoledì 14 dicembre 2022

Il Qatar gate nell'infografica de L'aria che tira (La7)

4' di lettura

I valori. A parlare di «valori», e poi ad osservare l'abbondanza dei dodici chili di banconote - 1,5 milioni di euro in contanti- sequestrati dalla polizia, be', qualcuno degli ex berlingueriani deve aver equivocato.

Spicca uno sparuto gruppo d'indomiti che infiammano il dibattito politico attorno alla Gauche Qatar; e s' inerpicano sull'impossibile difesa a oltranza della sinistra oggi ingorgata nello scandalo. Tra costoro il politologo Piero Ignazi, dalle pagine del Domani, s' indigna non per i compagni che sbagliano un po' troppo, bensì per l'indignazione «mal riposta» della destra nei loro confronti. La quale destra sarebbe figlia del Berlusca, di Previti, delle cene eleganti; e quindi non avrebbe diritto non dico di denunciare ma neppure d'infastidirsi. Più spuntano nomi dai dossier della polizia belga (oltre alla Panzeri family, l'assistente della Moretti, Zoggia, Cozzolino e Bartolo che si dimettono), più il professor Ignazi con iperbole romanzesche minimizza e puntualizza che la «pulizia», l'espulsione degl'ignobili e dei corrotti a sinistra è automatica; e che, comunque si tratta di poche mele marce in un bigoncio in cui, storicamente, abbondano i fichi. Ed è la stessa cocciuta versione di quei Dem che volgono lo sguardo verso orizzonti diversi dalla realtà; come, per esempio, Brando Benifei, emergente capodelegazione Pd in Europa.

QUESTIONE DI SIMBOLI
Il quale, a L'aria che tira su La7, dinnanzi a un'attonita Myrta Merlino, spiega che, in fondo, se la sinistra in Europa intasca mazzette è colpa della destra «che non ha voluto norme anticorruzione più rigorose»; e tira fuori il caso di «Carlo Fidanza di Fratelli d'Italia indagato per finanziamento illecito e ancora a piede libero». Ora, a parte l'ineleganza del gesto, che c'entra? Urge spiegare che non è una gara a chi delinque di più.
Ma, da quella parte della barricata, c'è anche chi, onestamente, come Federico Geremicca sulla Stampa afferma: «(la corruzione non è) né rara né inedita per la stessa sinistra italiana. Ma ad esser colpiti, stavolta, sono dei simboli: e questo cambia decisamente le carte in tavola. Obbligando ad una discussione e ad un'assunzione di responsabilità non esauribile nel pendolo un po' ipocrita tra garantismo e presa di distanze. E invece è sorprendente e imbarazzante il silenzio che al terzo giorno di bufera continua a regnare a sinistra». Sempre onestamente, ieri sia Letta che Articolo Uno hanno condannato lo scandalo, annunciando di volersi costituire parte civile.
E, giusto per rinfrescare la memoria, vengono evocati da Geremicca i «professionisti dell'antimafia»; e Mafia capitale (con le giunte rosse e le cooperative che lucravano sugli immigrati...); e «la triste vicenda di Mimmo Lucano» e quelle attualissime di Aboubakar Soumahoro e di Antonio Panzeri con la sua banda Bassotti europarlamentare. Aggiungerei, per scrupolo filologico, Luigi Lusi che prosciugò le casse della Margherita.

Il richiamo del cuore e il tormento dell'anima è sempre quello della "Questione Morale". Lo stigma della superiorità a sinistra sempre evocato da Berlinguer. La Questione Morale, come spesso avviene, non è più weltanschauung, concezione del mondo; semmai diventa una questione di punti di vista, e di distinguo. Il tutto alla vigilia di un tormentatissimo congresso Pd già saldamente ancorato alle proprie incertezze. Sicché, nel sacro nome di Enrico, -e di Gramsci prima- ecco che volano gli stracci, e tutti s' illivoriscono. Stefano Bonaccini dice che «se fosse vero» (ma pare sia vero), sarebbe «uno scandalo di dimensioni incredibili», atto a spingere il partito verso una palingenesi che difficilmente si accenderà. Stefano Cappellini su Repubblica punta l'indice sulle Ong e sulle «fondazioni proliferate a margine e a valle dei partiti, leader e leaderini, correnti e spifferi», tra «consulenze spericolate» e «pose anticapitaliste»; e - coltello nella piaga - ricorda che Nicola Oddati, responsabile delle Agorà Dem fu beccato a inizio anno con 14mila euro in banconote addosso, altro che tetto al contante. Tommaso Cerno, già deputato Dem e direttore de L'identità, chiosa con spietatezza: «In Italia stiamo ancora discutendo di che partito è Panzeri, in Grecia hanno già sequestrato tutto precauzionalmente». Che è vero. Scoppia il bubbone che macchia l'intero partito socialista europeo e la sinistra che fa? Si costerna, s' indigna, s' impegna/Poi getta la spugna con gran dignità, canterebbe De Andrè. Come finirà?
Quanto influiranno i sacchi di contanti di Panzeri e dell'Eva Kant greca sul destino Dem?

I SONDAGGISTI
Sul Giornale, tra i sondaggisti, Nicola Piepoli commenta: «Finalmente sono normali, rubano anche loro; è ciò che pensa anche l'opinione pubblica. Pensa che sono normali filibustieri, altro che "sacre ruote del carro della vita". E, ritengo questa una vicenda normale e priva di qualsiasi rilevanza politica». Mentre il collega Antonio Noto aggiunge: «Il Pd è in calo, dalle elezioni a oggi è passato dal 19 al 16%. Non è detto che subirà altre flessioni dovute a questa vicenda. Il vantaggio è che i parlamentari europei coinvolti sono poco noti. Il problema che si pone in vista del congresso Pd, è relativo alle regole da darsi per non incorrere in rischi». L'Italia dei valori, per l'appunto..

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