Cerca
Cerca
+

FdI, ecco il calendario dei patrioti 2023: tutti i nomi

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

Un pantheon costruito da un partito, ma un pantheon che di parte non è, perché vuole riassumere in dodici storie tutta la storia dell'Italia, non solo quella della destra cui appartiene Fdi. Quelli che «hanno saputo mettere il Noi davanti all'io». Sette uomini e cinque donne, alcuni dei quali sorprendenti, la cui memoria merita di essere custodita, ma utili anche a far capire che il monopolio della sinistra sul Risorgimento, sugli ideali repubblicani e su certi cognomi non ha più senso. Un'operazione culturale, insomma, di quelle che la politica dei tweet e la cagnara dei talk show sembravano aver condannato all'estinzione. E invece eccola qui, sotto forma di "Calendario dei patrioti 2023", distribuito da Fratelli d'Italia alla festa per il decennale in Piazza del Popolo. «Siamo un partito di governo, difendiamo l'identità nazionale e vogliamo rappresentarne tutti i percorsi», spiegano dalla squadra della comunicazione di Fdi, dove quei dodici simboli sono stati scelti.

CONCESSIONE SCADUTA
Garibaldi, per dire. Le Brigate Garibaldi erano quelle dei partigiani comunisti, inclusi quelli che a Porzûs trucidarono Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo, e gli altri partigiani cattolici e laici della brigata Osoppo. E il volto di Giuseppe Garibaldi fu il simbolo del Fronte democratico popolare guidato dal Pci alle sfortunate (per loro, non per l'Italia) elezioni del 1948. Quel cognome sembrava, insomma, un marchio registrato.

 

Invece l'immagine di Anita Garibaldi, «patriota e combattente», è lì, nel mese di agosto (ognuno dei dodici illustra il mese in cui è nato), accanto al simbolo dei Fratelli d'Italia. Chi vuole gridare al furto o all'eresia, tenga presente che il nome del partito della Meloni viene dritto dalla tradizione risorgimentale.

Che il presidente del consiglio abbia l'ambizione di correggere la storiografia politica d'Italia, lo si è capito due mesi fa. Quando, rivolgendosi al parlamento, ha evocato Enrico Mattei, «un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione postbellica», tra i modelli cui si ispira. L'immagine dell'Italia che cerca l'indipendenza energetica, senza la quale è inutile parlare di indipendenza politica. E quindi non stupisce che tra quei dodici ci sia l'uomo che doveva liquidare l'Agip e finì per creare l'Eni.

Può spiazzare, invece, trovarci il cattolico Gino Bartali, figura mai apparsa nell'album di Fdi. Sta lì non perché faceva incazzare i francesi al Tour, come canta Paolo Conte, e dunque in meritato omaggio ad Emmanuel Macron e ai suoi ministri, ma perché, sotto le leggi razziali, Ginettaccio pedalando aiutò centinaia di rifugiati ebrei ad avere i documenti con cui si salvarono la vita. È il «simbolo dell'Italia che fa del bene e non lo dice». Bellissima la sua citazione riportata sul calendario, che dipinge l'uomo meglio di una biografia: «Certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca».

Storie note e storie meno note. Tra le prime c'è quella di Oriana Fallaci, patriota dei nostri tempi («E quest' Italia, un'Italia che c'è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade»). Lei, la nemica di Eurabia, te l'aspetti, come ti aspetti il nemico della mafia Paolo Borsellino: fu la strage in cui morirono il magistrato palermitano e i cinque agenti della sua scorta che nel luglio del 1992 spinse una quindicenne Meloni a prendere in mano l'elenco del telefono e comporre il numero del Msi, per farsi indicare la sezione più vicina dove prendere la tessera.

Ti aspetti anche l'irredentista triestino Guglielmo Oberdan, impiccato dagli austriaci, e la povera Norma Cossetto, seviziata, uccisa e infoibata dai macellai del comunista Tito. Il vate Gabriele D'Annunzio e il carabiniere martire Salvo D'Acquisto («Se io muoio rinasco per altri cento») sono di casa nell'immaginario di Fdi. Come il giornalista Beppe Alfano (giornalista non per l'ordine, al quale rifiutò di iscriversi), che militò nel Msi e fu ucciso dalla mafia nel 1993, unico modo per farlo tacere.

 

PRIME DONNE
Non ti aspetti invece Grazia Deledda, che pure i titoli per meritare un posto d'onore nella memoria condivisa li ha tutti. Prima donna candidata al parlamento italiano: nel 1909, quando alle donne ancora non era riconosciuto il diritto di voto. Prima italiana a vincere un Nobel, tuttora l'unica ad essere premiata con quello per la Letteratura. Ed è bello trovare in fondo al calendario, nel mese di dicembre, un nome che ti costringe a saperne di più. La patriota trentina Luisa Zeni fu il primo agente segreto italiano donna, unica nel 1915 ad avere il coraggio di infiltrarsi in Austria, oltre le linee nemiche, protetta solo dai suoi documenti falsi, per raccogliere informazioni sui movimenti dell'esercito di Francesco Giuseppe. A guerra finita diventò crocerossina e nel 1920 partecipò all'impresa di Fiume e alla reggenza del Carnaro assieme a D'Annunzio. Rischiò la vita «per puro amore di patria e non per denaro, avendo essa compiuto fino al limite del possibile il suo servizio con il minimo di spesa e senza guadagno di sorta», si legge nella motivazione con cui le fu assegnata la medaglia d'argento al valor militare. La conferma che le storie italiane che meritano di essere raccontate sono tante, molte di più di quelle che leggono i nostri figli sui libri di scuola.

Dai blog